Politica

Anche Casini prova a salire sul carro anti Cav

Il leader dell’Udc spara a zero contro il premier e sogna il terzo polo. Cicchitto: "Basta propaganda"

Anche Casini prova a salire sul carro anti Cav

Forse geloso del successo mediatico che sta incassando il suo alter ego, l’altro eterno delfino, insomma l’«amico Gianfranco». Forse galvanizzato dal gossip politico che rilancia un’altra volta (l’ennesima) il vecchissimo progetto del nuovo centro, guidato guarda caso proprio da lui. Sta di fatto che pure Pier Ferdinando Casini ha rotto gli indugi e ha pensato bene di sparare a zero contro Berlusconi. E ha scelto come vetrina la Famiglia cristiana di don Antonio Sciortino, settimanale cattolico specializzato in prediche moralistiche contro il premier.
Così, se l’editoriale del periodico è dedicato alla difesa di Dino Boffo, che sarebbe vittima di un «brutale attacco alla libertà di critica» (però nessun riferimento al merito della notizia, cioè alla condanna per molestie del giornalista), qualche pagina più in là Casini annuncia nientemeno che la fine del berlusconismo: «Vogliamo essere protagonisti e costruire una Italia diversa, perché è chiaro che il dopo Berlusconi è già cominciato», spara il leader dell’Udc. E ancora: «Il Pdl e il suo leader stanno cambiando pericolosamente. Alle elezioni politiche hanno espunto dalle alleanze qualsiasi elemento che non consentisse la completa assuefazione alla volontà del capo».
Va giù duro, Casini, più del solito. Ma non arriva a parlare di «emergenza democratica», perché «non mi piacciono certe espressioni». E in fondo anche perché all’orizzonte ci sono le elezioni regionali, e il suo partito valuterà «caso per caso» con chi allearsi. Per la cronaca, le esternazioni del leader Udc di questi tempi incassano molto meno successo di quelle del presidente della Camera. L’unico a replicare a Casini, nell’intero arco parlamentare, è stato Fabrizio Cicchitto: «La sua analisi non è condivisibile dalla A alla Z - ha detto il capogruppo Pdl alla Camera -.

Sarebbe bene che Casini evitasse le riflessioni propagandistiche».

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