Anche per frigoriferi e lavatrici è un vero bollettino di guerra

Anche dal fronte degli elettrodomestici arriva un bollettino di guerra: i cali della produzione, delle vendite alla distribuzione e di quelle al consumatore finale preoccupano il settore, che non si azzarda nemmeno a prevedere i tempi di durata della crisi. Frigoriferi e lavatrici, come le auto, sono prodotti maturi e beni durevoli: e, come le auto, sono quindi tra i più esposti alla frenata dei consumi. I dati del comparto sono stati illustrati ieri dal Ceced, l’associazione nazionale produttori di apparecchi domestici e professionali (aderente alla Confindustria): rappresenta tutti i settori, dal «bianco», alle stufe, ai caminetti, alle cappe, ai climatizzatori, ai grandi impianti, ai piccoli apparecchi. Di questi, solo, stufe e caminetti (che peraltro hanno un’incidenza marginale) hanno un segno positivo: il resto subisce cali pesantissimi.
Vistoso quello della produzione, che tra gennaio e ottobre è scesa dell’11,5%, quando l’indice generale dell’industria manifatturiera ha subito invece una flessione del 3,1%. Va sottolineato: si tratta di produzione in Italia (sono escluse le fabbriche all’estero di imprese italiane), e quindi i rischi di impatti sociali ed economici sono tutti da ammortizzare entro le pareti domestiche. Va anche ricordato che gli elettrodomestici sono il secondo settore metalmeccanico italiano (dopo l’auto), ma primo per export, che occupa (direttamente e indirettamente) 150mila persone, e che nel 2007 ha visto un fatturato di 16 miliardi.

Il settore, intanto, chiede incentivi: non finanziamenti all’industria né rottamazioni, ma misure basate su meccanismi fiscali, per l’acquisto di prodotti ad alto valore aggiunto. Nel proposito di ottenere tre risultati: il sostegno della domanda, il sostegno della ricerca e, più in generale, il contributo alle politiche di risparmio energetico.

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