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Anche i cani possono diventare pessimisti

Fino a pochi giorni fa si sarebbe detto che un cane, di fronte a un bicchiere, pardon una ciotola, riempito per metà se ne sarebbe altamente fregato di meditare sul fatto che fosse mezzo pieno o mezzo vuoto e avrebbe ingurgitato il contenuto senza indugio e senza tanti patemi d'animo. Ebbene, dopo l'ultimo studio apparso in questi giorni su Current Biology, la faccenda non è più così semplice. Pare che anche i cani possano preoccuparsi ed essere pessimisti, proprio come le persone e, visto che nel lavoro svolto all'Università di Bristol, i ricercatori hanno preso in considerazione anche alcuni Basset Hound, se si pensa un momento all'espressione di questa razza non si può obbiettare nulla: guardate in faccia un Basset e avrete l'impressione che stia sempre aspettandosi il peggio.
In realtà, quello che hanno scoperto i veterinari che hanno lavorato alla ricerca è che i cani sofferenti di problemi ansiosi vivono spesso in uno stato vicino alla depressione mentale o, quanto meno, a quello che noi chiamiamo pessimismo. D'altronde qualunque psichiatra o psicoterapeuta vi potrà dimostrare quanto sono frequenti i legami tra ansia e depressione in campo umano. Quanto poi il "male oscuro" sia diffuso tra uomini e soprattutto donne è dimostrato dagli incrementi vertiginosi, e talvolta ben poco prudenti, nel consumo di farmaci antidepressivi e ansiolitici a livello mondiale. Cifre da spavento (e da libidine per le industrie del farmaco che li commercializzano).
Gli scienziati di Bristol hanno dunque appurato che i cani meno dipendenti dal loro proprietario sono i più ottimisti, mentre quelli che soffrono di ansia da separazione vivono in un perenne stato di pessimismo. L'ansia da separazione ha diversi livelli e diversa sintomatologia. Va dal cane che semplicemente abbaia per pochi minuti quando tutti escono di casa, a quello che devasta letteralmente l'abitazione non sopportando di essere lasciato solo.
Lo studio è stato condotto su 24 cani di varie razze addestrati nel seguente modo. Il primo giorno l'istruttore portava un cane in una stanza e giocava con lui per 20 minuti. Il secondo giorno scompariva subito dalla stessa stanza e il cane veniva ripreso con una telecamera per assegnargli un punteggio di stress emozionale. Dopo qualche giorno i cani venivano abituati a riconoscere che da un lato della stanza c'era una ciotola piena di cibo e dall'altro lato ce n'era una vuota. Tutti andavano verso quella piena ovviamente. Quando però la ciotola veniva posta esattamente a metà tra i due lati, i cani più sofferenti di disturbi ansiosi esitavano ad avvinarsi, temendo di trovarla vuota, mentre i cani con equilibrio psichico più rilassato si fiondavano senza indugio sulla ciotola, quasi fossero sicuri che doveva essere piena. Dunque, i cani meno ansiosi si dimostravano maggiormente ottimisti e non esitavano ad avvinarsi alla ciotola dovunque fosse posizionata.
A parte il lato scientifico della ricerca, quello che ne esce di veramente importante è di non sottovalutare i sintomi ansiosi dei propri beniamini.

I cani che abbaiano disperatamente, o distruggono le suppellettili o tendono a fuggire, quando lasciati soli, devono assolutamente essere curati e spesso questo accade con modalità molto simili a quelle umane. Antidepressivi, ansiolitici e soprattutto sedute di terapia cognitivo comportamentale risolvono la stragrande maggioranza di questi disturbi mentali che vanno di pari passo durante la coabitazione tra cane e uomo.

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