Anche in provincia di Imperia ieri è scattata la «psicosi aviaria». In poche ore al servizio veterinario all'Asl e all'istituto zoo-profilattico sono pervenute dieci telefonate di allarme da parte di altrettanti cittadini che hanno segnalato la presenza di carcasse di piccioni per strada. «Capiamo che gran parte dei cittadini ritiene così di comportarsi con senso civico - spiega Roberto Moschi, dirigente del servizio veterinario e ispezione degli alimenti dell'Asl 1 imperiese -. Tuttavia, è anche vero che bisogna stare tranquilli, perchè in provincia di Imperia non ci sono i presupposti, almeno per ora, per un'epidemia di aviaria. Da noi, infatti, a differenza di altre zone d'Italia, non esistono allevamenti intensivi di pollame, ma soltanto familiari e quest'ultimi quasi tutti finalizzati alla produzione di uova e non di carne. Senza contare che la nostra zona è fuori dalle rotte dei migratori che scendono giù dai Balcani e passano per il sud Italia».
Il dottor Moschi sottolinea che per ragioni anatomiche e genetiche i piccioni sono refrattari al virus dell'aviaria (a differenza di molti palmipedi) e che le carcasse trovate ai bordi della strada, sui tetti o in prossimità delle spiagge, sono quelle di volatili morti per altre cause.
«È da duecento anni che esiste l'influenza aviaria, che periodicamente torna anche in Italia - conclude Moschi -. Basti pensare che dal 1999 al 2000, nella bassa pianura padana morirono 13 milioni di polli».
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