Marcello DOrta
Sei regioni meridionali (Campania, Calabria, Molise, Puglia, Basilicata, Sicilia; e poi Abruzzo e Sardegna) stanno per mandare in pensione uno dei simboli della scuola italiana (anzi mondiale): la lavagna. Lo faranno entro questanno, e il loro esempio sarà imitato - in tempi brevi - dalle altre regioni dItalia.
La vecchia lavagna sarà sostituita da uno schermo luminoso collegato a un computer portatile (che di fatto sostituirà il gessetto), il quale permetterà di intervenire sul testo, modificandolo, aggiungendo elementi, inserendo colori eccetera.
E così un altro pezzo della vecchia scuola se ne andrà in soffitta, ma non sarà solo, come vedremo, perché da qui a poco, beneficerà della compagnia di gloriosi, storici compagni.
Avvicinandosi dunque alla cessazione del rapporto lavorativo per sopraggiunti limiti detà, ci pare giusto ricordare questo strumento didattico che ha costituito il «banco di prova» per milioni di studenti dai sei ai diciotto anni.
In principio la lavagna era di ardesia, nera (come nere erano le copertine dei quaderni, neri i banchi, neri linchiostro, neri i grembiuli) per meglio evidenziare i segni fatti con i gessetti bianchi. Era montata su un sostegno o (molto più di rado) appesa al muro, provvista di gessetti bianchi e colorati, spugna o cassino. Essere chiamati «alla lavagna» equivaleva a ricevere un pugno nello stomaco. Io lho sempre vissuto come linesorabile avviarsi a una sala operatoria (non per niente i calcoli aritmetici che vi si sviluppavano son detti «operazioni»). Il cuore batteva a ogni passo che si dava. Sulla lavagna si facevano disegni, si coniugavano verbi, e (nella mancanza momentanea) del maestro, si tracciava una linea verticale per dividere i cattivi (C) dai buoni (B) (però, se i primi potevano aspettarsi qualche punizione, ai secondi non toccava mai un premio). Andare «dietro alla lavagna» era un castigo motorio e psicologico. Si era costretti allimmobilità fisica e mentale, perché uno, con un muro di fronte, non è che possa esercitare molto il pensiero (sempre che non si chiami Jean Paul Sartre).
Dicevo che la lavagna dovrebbe trovare buona compagnia in soffitta. Si parla infatti di abolire il grembiule agli studenti delle Elementari. La divisa è considerata da più di un dirigente scolastico un simbolo fascista, ununiforme che «essendo uguale per tutti fa pensare (...) a certe costrizioni da Ventennio»; e poi cè il business dei capi firmati, per cui «si sta creando discriminazione economica fra chi può e chi non può permettersi un capo alla moda».
Si parla di abolire il sussidiario (di fatto esso è stato già scomposto in tante discipline), il caro, vecchio sussidiario delle Elementari. Vide la luce nel 1923. Prima esistevano i libri di «Letture graduate allo sviluppo progressivo del linguaggio, delle idee e della morale ad uso delle scuole elementari del popolo», con testi di storia, geografia, scienze ecc. La sua scomparsa è questione di (poco) tempo, perché oggi i libri tendono allinterdisciplinarità, dando sempre meno spazio alla rigida classificazione per materie.
Si parla (sempre più) di abolire il crocifisso nelle aule. Molti istituti lo hanno già fatto. Cristo è un arredo scolastico scomodo a troppi liberi pensatori, no-global, anarchici, radical chic, marxisti della prima (e speriamo) dellultima ora, per non supporre che alla fine scompaia da tutte le scuole (le aule giudiziarie, gli ospedali) dItalia.
Si parla di abolire le interrogazioni. Le ultime leve pedagogiche le considerano una sottile forma di tortura psicologica; esse vanno sostituite con il «dialogo», il «confronto» tra insegnante e alunno.
Si parla di abolire i compiti a casa. Gli studenti americani sono quelli che ne fanno di meno, gli italiani quelli che ne fanno di più. Tra i fautori più illustri, Alberoni: «Sogno una scuola in cui si entra alle otto, vi si fanno le lezioni (...) e si esce completamente liberi. Le mamme potrebbero lavorare senza preoccuparsi (...) se i loro figli hanno fatto o non hanno fatto i benedetti compiti a casa».
Si parla di abolire la merendina. I bambini più grassi dEuropa sono italiani e spagnoli. Pediatri e nutrizionisti condannano «lingozzamento istituzionale» (lora dintervallo scolastico durante la quale gli studenti cacciano fuori panini alla nutella e snacks). In Francia la merendina in classe è già stata proibita.
Si parla di abolire il tema di attualità e quello sulla famiglia. Il primo si è ridotto a quattro-cinque argomenti (famiglia, droga, ambiente, pace nel mondo) che invitano gli studenti a formulare genericissime considerazioni (specie di cantilena stereotipata); il secondo viola la privacy, perché va a frugare nella vita intima di mamma, papà, fratelli e sorelle.
Si parla di abolire il compagno di banco. Non di sopprimerlo con un colpo di pugnale al cuore, di sostituirlo (a turno) con altri compagni.
Cè una sola cosa che è rimasta immutata nei milioni di anni: lo stipendio degli insegnanti.
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