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Anche Maroni vuol espellere i calciatori "Il Daspo per i giocatori violenti"

Il ministro dell'Interno mostra il cartellino rosso ai calciatori: "Ne ho visto uno esultare dopo una partita e un altro dargli un calcio. Il Daspo lo meritano anche certi genitori. Le società sono succubi degli ultras e l’omertà è troppa"

Anche Maroni vuol espellere i calciatori 
"Il Daspo per i giocatori violenti"

Quell’immagine trasmessa in mondovisione che mostrava lo sgambetto, rimasto impunito, del laziale Radu al romanista Perrotta dopo il derby non gli è proprio piaciuta. Non fa nomi, il ministro dell’Interno Maroni, ma il riferimento è chiaro. «Ho visto un giocatore esultare dopo la partita e un altro che gli ha dato un calcio e l’ha fatto cadere, è un esempio negativo, manda un messaggio devastante ai giovani», tuona il responsabile del Viminale.
Che da Pistoia, dove ieri ha ricevuto il premio Bardelli per l’istituzione della tessera del tifoso, lancia una proposta: «Bisognerebbe pensare a una forma di Daspo per i giocatori che conoscono solo l’etica dei soldi». Va giù duro il numero uno del Viminale, nell’ottica della tolleranza zero da applicare anche al mondo del calcio. «Una simpatica provocazione», il commento del presidente dell’Assocalciatori Sergio Campana che sposa la linea antiviolenza del Governo che «ha dato i suoi frutti», applaudendo anche quella del buonsenso per le giornate conclusive del campionato dopo i fatti delle ultime domeniche. «I calciatori hanno già il loro Daspo e lo infligge il giudice sportivo - aggiunge Campana -. Ovviamente le sanzioni sono commisurate ai gesti commessi e in questo noi siamo pienamente garantisti. Noi come Aic continueremo a sensibilizzare i giocatori affinchè siano esempio di comportamento in campo e fuori».
E nella lotta dura alla violenza in un mondo che «avrebbe il dovere di educare i ragazzi ai valori dello sport», Maroni estenderebbe il divieto di ingresso negli stadi anche «a quei genitori che, quando vado a vedere il sabato mio figlio piccolo giocare, vedo incitare bambini di 11-12 anni a spaccare le gambe ai loro avversari in campo».
Il calcio è la sua passione («sono un fazioso milanista e purtroppo non navighiamo in buone acque quest’anno», la divagazione da tifoso davanti alla platea del palazzo comunale) e Maroni si dice preoccupato della recrudescenza di atti violenti. «Dopo l’omicidio di Raciti (l’ispettore di polizia ammazzato negli scontri a Catania fuori dallo stadio tre anni fa, ndr) le forze dell’ordine e tutti quelli che si sono impegnati per creare una situazione di sicurezza dentro gli stadi hanno fatto un ottimo lavoro. Ma la loro opera, seppur meritoria, non è sufficiente. In questa stagione sono stati emessi 1.500 Daspo contro i 4.000 degli ultimi cinque anni, da quando cioè esiste il provvedimento», sottolinea il ministro dell’Interno. Che ribadisce la bontà della tessera del tifoso, misura «eccellente» secondo la vedova Raciti ma finora osteggiata dalla maggior parte dei supporter. «È uno strumento importante per garantire che chi vuole andare allo stadio, possa farlo in tutta tranquillità e sicurezza. Purtroppo la tessera è stata contrastata da alcune tifoserie organizzate e da alcune società sportive, spesso succubi di quelle tifoserie».
Maroni pronuncia quindi la parola «riforma», riferendosi alla proposta di legge sulla proprietà degli stadi - uno dei punti principali del nostro dossier presentato all’Uefa per l’assegnazione degli Europei 2016 - come un tassello ulteriore nel progetto-sicurezza: «Oggi gli stadi sono di proprietà dei Comuni, se si esclude l’Olimpico che è del Coni - dice il responsabile del Viminale -. Così restano senza sorveglianza.

Le strutture devono essere di proprietà delle società, controllati anche durante la settimana da personale professionista. In Parlamento c’è una proposta di legge di riforma, spero che possa essere approvata quanto prima».

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