Anche mezza Rifondazione decide di ribellarsi a Burlando

Franco Turigliatto, torinese, uno di quelli che aveva fatto cadere il governo Prodi, ce l'ha con rifondazione e con il presidente della regione Burlando. «Non ci sono le condizioni - spiega l'onorevole - per entrare nella coalizione del centrosinistra in Liguria. Burlando mi pare che abbia relazioni forti con i potentati economici del territorio e sia sempre stato un teorizzatore dell'area liberal del Pd. Anche se questo non sposta di un millimetro la nostra opposizione al centrodestra e al padronato». Aurelio Macciò, ex capogruppo in Provincia di rifondazione, lo segue a ruota. «A Genova e in Liguria - dice Macciò - Pdci, Verdi, Rifondazione, sono nelle giunte e al governo. In regione assistiamo addirittura, in vista delle prossime elezioni, al probabile allargamento al centro e all'accordo con l'Udc. Critichiamo l'impianto della giunta Burlando e, se facciamo ovviamente distinzione fra centrodestra e Pd, pensiamo occorra essere alternativi alle politiche liberiste del centrosinistra e, come in Liguria, di rifondazione che appoggia Burlando. La sinistra radicale non ha dimostrato di essere indipendente e strategica rispetto al partito democratico».
Parole dure, convinte, pesanti come macigni. Ma che questi due rappresentanti della politica e compagni ce l'avessero con i loro ex amici lo si sapeva. O almeno lo si poteva intuire facilmente. Anche se, fuori dai denti, lo hanno detto chiaramente soltanto ieri pomeriggio nella sala del dopolavoro ferroviario in via Balbi durante il loro congresso, pardon, conferenza provinciale genovese. Loro sono di Sinistra critica. Più a sinistra che a sinistra non si può. Così come si sapeva che, nella fronda anti Burlando, insieme ai due responsabili del movimento, ci sono soltanto un centinaio di tesserati a Genova e centocinquanta in tutta la regione. Pochini. E ne era a conoscenza pure il governatore. Che così, a questi, gli poteva fare pure spallucce.
Ma che a Turigliatto e a Macciò hanno fatto l'occhiolino anche il segretario della federazione genovese di rifondazione Paolo Scarabelli e il dirigente nazionale Marco Veruggio, intervenuti, proprio ieri, con applausi, alla conferenza di Sinistra critica, non lo poteva immaginare nessuno. Un segnale allarmante. Perché, adesso, la fronda anti Burlando si potrebbe allargare a macchia d'olio. E stavolta, al posto delle spallucce, il governatore dovrà darsi davvero da fare per convincere quella fetta di rifondazione ancora alleata alla sua giunta a dargli una mano alle prossime elezioni. Altrimenti il sorpasso del centrodestra sarà quantomeno facilitato. «Per le elezioni regionali - spiega Scarabelli - ci sarà totale autonomia dal Pd. Non posso dire altro, ma ci sarà discontinuità col programma finora seguito in regione. Su Burlando dico soltanto no comment. Ai compagni di Sinistra critica, che vogliono coinvolgere il Pcl di Ferrando, i comitati e le associazioni dico che noi siamo presenti sul territorio così come siamo stati presenti nelle lotte per Amt, asili nido, porto, fabbriche e gronda. Fino a che sarò una delle guide di rifondazione a Genova posso affermare che sul partito, a livello locale, non calerà il grembiule da Roma». «Noi di Controcorrente, l'area di Rifondazione che sta aumentando consensi nel partito - dice Veruggio - siamo per l'opposizione.

Non per il governo con il Pd. Costruiremo una coalizione alternativa a Burlando coinvolgendo altre forze anticapitaliste di sinistra. Penso a Sinistra critica, al Pcl di Ferrando, al Pdci, associazioni e comitati di compagni».

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