Anche mia madre ha capito tutto su Silvio e prelati

Premesso che mia madre, a molti nota per il suo carattere esuberante esibito anche in alcune memorabili performance televisive con Chiambretti e altri, è grande amica di Aldo Busi e di Vladimir Luxuria, mi sembra interessante riferire un nostro dialogo occasionale in uno dei miei rari passaggi a casa, a Ro Ferrarese. Arrivo per l’ora di colazione e si inizia a parlare di alcuni quadri recentemente arrivati, poi di beni culturali, di Bondi, di Mario Resca, di ciò che potrei fare per il ministero e infine di Berlusconi, per il quale mia madre prova un sentimento ambivalente, di simpatia per ciò che mi consentì di fare in passato, di rabbia per ciò che mi ha tolto. Ma questo chiaro giudizio e anche le invettive e gli improperi al suo indirizzo, non le offuscano la lucidità e non le impediscono di liquidare, in modo fulminante, le recenti vicende che riguardano i rapporti del premier con giovani donne che tanto hanno scandalizzato i moralisti, Eugenio Scalfari, Giuseppe D’Avanzo e anche una parte dei vescovi. Non so se abbia ben chiara la recentissima vicenda del direttore di Avvenire, ma in lei sembra agire un riflesso condizionato spontaneo di educazione cristiana che, sul piano dei comportamenti psicologici, non ostacola la considerazione positiva per Busi e Luxuria, come un tempo per Giovanni Testori. Sulla base dell’abitudine e delle convenzioni sociali e senza indugi e perplessità dichiara: «Non capisco le polemiche. Se Berlusconi andasse con gli uomini o con dei “ragazzetti” sarebbe una cosa scandalosa, e sarebbe più grave; ma se va insieme alle ragazze, beato lui che le trova, non si vede cosa ci sia di male. E se anche le paga, non c’è niente di strano. Da sempre le donne vanno con gli uomini ricchi e molte amano i calciatori, non solo per ragioni atletiche. Ma nessuno rimprovera i calciatori perché vanno con le ragazze. Non capisco tutte queste polemiche su Berlusconi». Non le ho raccontato la storia di Boffo, ma da quanto ha detto, ho pensato che sarebbe rimasta stupita della posizione dei vescovi che, in numerose occasioni, hanno denunciato come difforme dai valori cristiani la condotta di Berlusconi, certamente non irreprensibile, ma sessualmente regolare e hanno invece offerto solidarietà al direttore di Avvenire le cui inclinazioni sessuali sono certamente trasgressive e difformi dalle indicazioni della Chiesa. Niente di male per un laico o un ribelle, o anche per un cristiano consapevolmente peccatore. Ma come la mettiamo con il direttore di Avvenire, quotidiano della Conferenza Episcopale, giornale che non può prescindere dalla dottrina sia sul piano del rigore delle idee, sia su quello della coerenza personale? Possono i vescovi non vedere la verità e coprire Boffo in nome della privacy? Una doppia, tripla verità rispetto al giudizio su Berlusconi. È a tutti evidente questa contraddizione.

Ma mia madre, cristiana di costumi, libera di pensiero e ottantaduenne ha espresso in modo chiaro la posizione più logica in queste convulse giornate. Passino le ragazzette per il premier, ma non c’è Avvenire con i ragazzetti.

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