«La separazione giudiziale dei coniugi non fa venir meno il dovere educativo del genitore dotato  di potestà genitoriale e non convivente, dovere che dovrà mamifestarsi in forme e contenuti  diversi ma che rimane comunque attuale»: con questa motivazione il tribunale di Milano - con una  sentenza destinata ad inserirsi appieno del vivace dibattito sui diritti e i dovere dei papà  separati - ha condannato il padre di una adolescente a risarcire, insieme con la propria ex  moglie e con i genitori di un'altra ragazza, quasi trentamila euro di danni alla giovane vittima  di un pesante atto di bullismo. Dei danni fisici e psicologici causati dall'aggressione, scrive  innanzitutto il giudice nella sentenza, è innegabile che debbano essere chiamate a rispondere  anche le famiglie di origine: «Il fatto illecito posto in atto da D. e V. denota infatti come le  stesse non siano state adeguatamente educate nè tantomeno vigilate. Le ragazze, infatti, appena  quindicenni hanno trascorso tutto il pomeriggio fuori di casa durante una giornata scolastica  senza che nessuno dei loro genitori si accorgesse o potesse controllare il loro operato e le  richiamasse a casa». Eppure non era la prima volta che le due ragazze si dedicavano a imprese  del genere, ed anzi avevano rivendicato la loro appartenenza ad un gruppo organizzato di bulle:  «Va sottolineato che, così come emerge dagli atti del tribunale dei minorenni, a carico delle  due era già stato aperto un procedimento penale scaturito da una denuncia per minacce  telefoniche subite da un'altra ragazzina, telefonate nelle quali le convenute si vantano di  appartenere alla Gabber Mafia, movimento adolescenziale di estrema destra in voga tra i  giovani». Proprio alla luce del precedente comportamento scorretto delle minorenni si  intensificava il dovere dei genitori di educare adeguatamente e ben vigilare le stesse». Invece  «le due minori convenute, presentatesi negli uffici della stazione dei carabineri, dichiaravano  in maniera minacciosa di appartenere al movimento Gabber Mafia, tenendo inoltre un comportamento  aggressivo che non denotava pentimento per quanto accaduto». Commenta il giudice: «Tali elementi  dimostrano come le minori convenute non abbiano ricevuto un'adeguata educazione familiare, tanto  da non comprendere sino in fondo la gravità e le conseguenze negative dei propri comportamenti  neanche di fronte all'autorità».
 L'aggressione era avventa a Milano, nella zona di Crescenzago. D. e V. avevano convocato  telefonicamente in un parco M. con la scusa di presentarle un ragazzo, ed in realtà con  l'obiettivo di vendicarsi per uno sguardo: «Il vero scopo dell'appuntamento era quello di fare  in modo che M. chiedesse scusa di una presunta offesa portata a D. nelle settimane precedenti,  quando incontratala per strada o all'interno di un esercizio commerciale l'avrebbe guardata con  insistenza e derisa». Nonostante le scuse immediate, le due ragazzine terribili si erano  scatenate conto la loro vittima rapinandola di tutti i soldi e del telefono cellulare e  riempiendola di botte. Dalla denuncia in sede penale, le due bulle se l'erano cavate con poco,  visto che il tribunale dei minori aveva dichiarato estinto il processo in considerazione del  «positivo superamento del periodo di messa alla prova presso i servizi sociali». Ma il perdono  dei giudici penali nona impedito che la vittima, assistita dall'avvocato Giovanni Grillo,  chiedesse il risarcimento dei danni in sede civile non solo alle due dirette responsabili,  divenute nel frattempo maggiorenni, ma anche ai loro genitori. E ora la sentenza del giudice  Rossella Filippi ha dato ragione in pieno alla vittima e ha quantificato il risarcimento: 26.750  euro più gli interessi e le spese legali. E a versare la somma dovrà collaborare anche il padre  di D.
Anche il padre separato deve pagare i danni combinati dalla figlia bulla
Due adolescenti della «Gabber mafia» aggredirono una coetanea per punirla di uno sguardo. Ora il tribunale di Milano condanna le famiglie a risarcire la vittima: compreso un padre separato, perchè lo scioglimento del matrimonio non esonera dall'obbligo di educare
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