Anche il presidente ds si arrende: «In aula non c’è più democrazia»

Per arrivare al voto l’Unione stravolge il regolamento e riduce gli interventi

Se non avete mai visto un consiglio comunale dove lo stesso presidente dell’assemblea certifica che lì «non c’è più democrazia», allora non siete mai stati al Comune di Monza. Altrimenti, sottoscrivereste senza alcuna esitazione quel virgolettato del diessino Rosario Montalbano al termine dell’ennesima seduta consiliare dedicata al piano di governo del territorio (Pgt). Esclamazione dopo la rabbia di Forza Italia, Alleanza nazionale e Lega che si sono visti modificare «con una procedura formalmente illegale» i tempi di intervento nel dibattito sul futuro urbanistico monzese.
«Un colpo di mano» chiosa Osvaldo Mangone, capogruppo di Fi: «Una mozione presentata a sorpresa e, oplà, il voto compatto del centrosinistra stravolge il regolamento consiliare». «Pirateria» di una maggioranza alleatasi sul cemento e sul mattone che «limita così il ruolo di chi sta mettendo a nudo fatti e misfatti di un’amministrazione rossa» denuncia il leghista Massimiliano Romeo. Dichiarazioni tradotte in un ricorso al Tar, una lettera al prefetto siglati pure da Dario Allevi (An) e dall’ex sindaco Rosella Panzeri.


Atti per reclamare l’intervento dello Stato sulla gestione del Comune di Monza ma anche per impugnare quell’atto «illegittimo che mai si era prima registrato in consiglio comunale». Ennesima prova che per mantenere il controllo del consiglio comunale, l’architetto Michele Faglia, ricorre «ormai anche ai mezzi più sporchi, ai giochetti di una politica che Monza non merita».

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