Politica

Anche Prodi mette Gerusalemme tra i cattivi

da Roma

Eccola, la «discontinuità». Al termine del Consiglio dei ministri, il premier Romano Prodi si ferma a leggere un lungo comunicato ufficiale che dà coerente cornice al primo commento del ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, sulla «reazione spropositata» di Israele. Il governo «deplora l’escalation» nell’uso della forza da parte di Gerusalemme, dice Prodi. E in mattinata era stato il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, a indicare nell’«inconsistenza» della Ue uno dei fattori che non hanno scongiurato lo scatenarsi della nuova crisi.
«Stiamo veramente tornando indietro di venti anni e tutti gli sforzi della road map fatti rischiano di essere vani»: Prodi esprime tutta la sua preoccupazione. E se il governo riconosce le «legittime preoccupazioni di sicurezza di Israele e condanna ancora il rapimento dei militari», però «l’uso della forza si è spinto al di là di ogni previsione... Noi deploriamo questa escalation e i gravi danni alle infrastrutture del Libano, come prima nei Territori di Gaza e le vittime civili che i raid hanno causato». Parole di netta condanna, che saranno duramente contestate dalla Comunità ebraica e dalla Cdl. Il premier cerca di temperarle con le condanne alle azioni di violenza di cui Israele è vittima, ma resta tuttavia chiaro che l’Italia va spostando anche in Europa i suoi canali preferenziali: da Londra a Parigi. All’interno dell’asse portante franco-tedesco della Ue, l’Italia cercherà di farsi promotrice di nuove iniziative. Prodi sottolinea anche l’impegno attuale della nostra diplomazia a premere su Beirut per la liberazione dei soldati israeliani, e su Gerusalemme affinché «consenta che gli stranieri che desiderano lasciare il Libano e Gaza possano farlo in condizioni di sicurezza: ci sono molti cittadini italiani che hanno chiesto alla Farnesina di poter ritornare più in fretta possibile, ma per farlo serve un’attiva collaborazione del governo israeliano...».
Gli appelli rivolti a entrambe le parti «per l’immediata cessazione delle ostilità» rimarcano l’intenzione italiana di assumere una parte attiva nelle sedi diplomatiche internazionali, come anche Bertinotti aveva sollecitato a fare. Perché l’Europa, aveva spiegato il presidente della Camera, «come nessun altro sa che la soluzione è solo in due popoli e due Stati, Israele e Palestina. L’Ue ha quindi un sovrappiù di dovere rispetto a qualunque altra realtà politico-culturale e l’Italia può avere un ruolo trainante in questo senso. Le parole di D’Alema si inseriscono bene in questa missione...». Bertinotti non aveva esitato ad additare nell’«inconsistenza dell’intervento europeo nel prevenire il precipitare della crisi» uno dei problemi sul tappeto e un nuovo ruolo dell’Italia ormai indispensabile: «Avendo nella sua vocazione una collocazione mediterranea, l’Italia può avere l’ambizione di influenzare l’Europa nell’accrescimento del suo protagonismo».
Per il premier Prodi, in partenza per San Pietroburgo, il primo banco di prova sarà così il G8 in terra russa, dove inevitabilmente i «Grandi» saranno chiamati a cercare un bandolo della matassa. Fassino si augurerebbe almeno «un’iniziativa per una tregua immediata». Non mancheranno polemiche e ripercussioni, vista l’intransigente posizione filo-israeliana dell’amministrazione Bush e il visibile spostamento dell’asse italiano. «Il presidente Bush jr mi ha chiesto un incontro di 40 minuti», ha fatto sapere Prodi.
Qualche dissenso affiora all’interno dell’Unione: il radicale Capezzone sembra isolato nel denunciare la «gravissima timidezza della sinistra a difesa di Israele». Una sinistra che, anzi, «si dice equidistante tra le organizzazioni terroristiche e lo Stato d’Israele, unica democrazia di quell’area», sostiene. Francesco Rutelli (Dl) sembra invece più che mai allineato al premier, cui giunge il plauso di Pdci, Verdi e Prc. Così il capo dei deputati rifondatori, Gennaro Migliore, definisce «aggressione preventiva» l’azione di Israele e il senatore Martone chiede la «sospensione dell’accordo di cooperazione militare italo-israeliano approvato la scorsa legislatura».

Durissime, in serata, le controrepliche all’ex ministro degli Esteri Fini: «irresponsabile» per Castagnetti, «corresponsabile dell’escalation» per il pdci Venier.

Commenti