Roma - La questione è delicata, anzi paradossale. La sintetizza il capogruppo di Prc alla Camera, Gennaro Migliore: «Loro si prendono tutto, con una spartizione senza precedenti, senza neppure avvisarci il giorno prima. E chi non sta al gioco, viene fatto passare per uno che chiede la spartizione». «Loro», inutile dirlo, sono quelli del Partito democratico. Segnatamente i post-ds, visto che pare covino settori di mugugno anche tra le file di rutelliani e mariniani. Una tale sistematica assegnazione di poltrone - officianti Prodi e Padoa-Schioppa -, da condurre il segretario di Prc, Franco Giordano, a una levata di scudi senza precedenti.
La nota della segreteria di viale del Policlinico è dura e minaccia ritorsioni: «Il quadro complessivo delle nomine effettuate dal governo Prodi, così come va componendosi anche alla luce delle recenti indicazioni relative alle Fs, si profila assolutamente incondivisibile oltre che allarmante». Giordano denuncia «l’adozione di meccanismi spartitori e di potere dal sapore antico, logiche logore che aggiornano l’attualità di una questione morale. Il modo poi in cui sono state confermate anche le nomine effettuate dal precedente esecutivo, non fa che rievocare tentazioni di tipo consociativo... È ovvio che di fronte a nomine così congegnate, Prc non sia pertanto più in condizione di garantire nelle sedi parlamentari il proprio parere favorevole».
A costituire la classica goccia, la nomina di Mauro Moretti, ex sindacalista Cgil organico ai Ds, al vertice di Trenitalia. Con la riconferma del presidente Cipolletta (Confindustria) e, nel Cda, di un consigliere comunale udc, Clemente Carta. Ma il fenomeno è più vasto, come spiega Ugo Boghetta, responsabile trasporti di Prc: «In tutti i rinnovi ai vertici degli enti e delle aziende pubbliche, Rifondazione è sistematicamente esclusa...».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.