Politica

«Anche se il ministro mi ha sostituito spero che capisca e poi cambi idea»

Francesco Cognetti, ex direttore del Regina Elena: «Il governo ha voluto applicare lo spoil system, ma io sono solo un medico»

Emiliano Farina

da Roma

«Spero che il ministro ci ripensi». La richiesta di Francesco Cognetti, l’oncologo appena destituito da direttore scientifico dell’istituto romano «Regina Elena» dalla responsabile della Sanità, Livia Turco, arriva da Sabaudia, sul litorale laziale, il luogo da dove «serenamente» vive questa vicenda.
Cinquantacinque anni, dal 2001 alla guida di quello che viene considerato l’istituto nazionale antitumori, Cognetti è stato sostituito senza alcuna motivazione tecnica dalla epidemiologa Paola Muti ma non ne fa un dramma. «Il decreto di revoca del mio incarico parla espressamente di applicazione dello spoil system, ma io sono soltanto un medico».
La sanità pubblica come la Rai o l’Anas: gli uomini «giusti» sulle poltrone «giuste». E se funzionano professionalmente ma non politicamente, si cambiano lo stesso. «Magari con una donna, giusto per soddisfare l’idea delle quote rosa».
Professor Cognetti, di che colore è la sua tessera politica?
«Non appartengo ad alcun partito, non sono mai stato iscritto e non faccio politica. Ho le mie idee, come tutti, ma le ho sempre tenute per me. Io faccio il medico e curo pazienti di ogni razza, religione, sesso o convinzione politica. E sinceramente avrei voluto essere trattato allo stesso modo».
La Turco dice che, nell’aprile di quest’anno, lei è stato nominato alla dirigenza dell’istituto «Regina Elena» dal governo Berlusconi. È questa la sua colpa?
«Non penso che questa sia una colpa. Evidentemente l’allora ministro Berlusconi ha valutato il mio operato e lo ha giudicato positivamente. Appena nominato, ho chiesto di essere ricevuto dall’assessore alla Sanità del Lazio per rappresentare la realtà dell’istituto e per ricevere il suo indirizzo in merito alle linee di sviluppo dell’Istituto. Non sono mai stato ricevuto».
Oltre che dal mondo scientifico e politico, ha avuto attestazioni di solidarietà anche dalla maggioranza dei primari del «Regina Elena». Un cambio al vertice così malvisto può incidere sulla qualità del servizio?
«I medici sono abituati ad arrangiarsi e a corrispondere sempre al meglio alle esigenze degli ammalati, anche quando si trovano davanti a ostacoli che non dipendono da loro».
Qual è la sua visione del rapporto tra politica e sanità alla luce di quello che è successo?
«Ho trent’anni di esperienza ma non voglio rispondere a questa domanda che è molto complessa. Dico soltanto che ci sono dei problemi e che i rapporti dovrebbero migliorare. Da tecnico aggiungo che la politica, in senso positivo, è l’entità superiore che deve guidare e dare i giusti indirizzi a coloro i quali operano nella Sanità. Ma lo ripeto, ci sono dei problemi».
A proposito di rapporti, com’erano quelli con il ministro Turco?
«Non ho mai avuto contatti diretti o personali».
Cosa ne pensa del disegno di legge della Turco sulla reintroduzione dell’obbligo di esclusiva dei primari?
«Nessun commento».
Spera che l’esito del ricorso al Consiglio di Stato le possa restituire il suo posto?
«Non lo so, se ne stanno occupando i miei avvocati. So soltanto che ho rispetto (senza ipocrisia) del ministro sia come persona sia per il ruolo che occupa. Spero e confido in un suo ripensamento, che sarebbe un atto giusto ed apprezzato dai più».
Se avesse avuto la tessera dei Ds e magari fosse stata donna, sarebbe tranquillamente rimasto dov’era?
«Non posso assolutamente affermarlo. Anche se sono uno scienziato e faccio delle ipotesi fino a innamorarmene. Ma alla fine sono soltanto ipotesi. Però voglio sottolineare una cosa: io sono un medico, una persona pacata e serena. Quando rientrerò al lavoro, tra venti giorni, riprenderò il ruolo di primario e mi metterò a disposizione della nuova dirigenza.

La politica non mi interessa».

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