Siamo scarsi nelle lingue? È colpa delle mamme. La risposta è provocatoria e un po' riduttiva. Ma ha qualche fondo di verità. Già, perché se gli ultraventenni non spiccano per attitudine allo studio è perché non cominciano presto ad «aprirsi la mente», non vanno all'estero d'estate a studiare l'inglese, non si confrontano con usi e culture di altri paesi. E di chi è la colpa? Di genitori protettivi, che fanno di tutto per non staccare il cordone ombelicale con i propri figli, non importa l'età. La paura di lasciarli andare per il mondo le attanaglia fin dai tempi delle medie, le segue alle superiori e continua fino all'università. E infatti i nostri figli non sanno l'inglese, i più bravi lo masticano appena. E una classifica internazionale ci piazza al 23 esimo posto tra quelli che posseggono «un basso livello di competenza». Prima di noi pure gli slovacchi, gli ungheresi, i costaricani. Dietro di noi solo i russi, gli spagnoli, i turchi. Primi della lista i soliti noti: norvegesi, olandesi, finlandesi. Tutta gente che non si pone il problema di fare le valigie e partire, conoscere, arricchirsi culturalmente. Qui da noi quanti sono i coraggiosi che mettono l'ombrello nello zaino e partire per lidi poco ospitali ma interessanti? Pochi. Secondo i dati Ipsos nel 2011 sono stati 4700 gli studenti andati all'estero con un programma di studio individuale. La buona notizia è il trend è in ascesa e cresce tra i giovani la voglia di trascorrere un periodo del proprio percorso scolastico all'estero. Anche perché questa esperienza è ben vista dall'82% dei presidi e dal 65% dei docenti.
Ma questo drappello di volontari è una goccia nel mare degli studenti italiani che non si schiodano da casa. Neppure in estate. E quando succede se ne sentono di tutti i colori. Lo sanno bene gli organizzatori di viaggio studio per giovani. Che ricevono telefonate di ogni tipo dai genitori, mamme in primis, appena i figli partono per l'estero. Anzi, pure prima. Una mamma alla signorina dell'agenzia di viaggio: «Mio figlio ha 17 anni, non è un po' presto per farlo andare all'estero da solo?». Poi le telefonate proseguono ininterrotte. «Mio figlio è all'aeroporto da tre ore e non gli avete offerto neppure uno snack».
Oppure: «Sono arrivati a destinazione con un bus sporchissimo. Ma che organizzazione è questa?». Insomma, tolleranza zero, un po' per tutto. Per le camere da letto con i materassi non comodi, per il cibo scarso oppure con troppa verdura. «C'è chi pretende la camera con bagno personale, chi non vuole la moquette, chi si lamenta per la mancanza di pulizia» dicono a Viva lingue dove ammettono: «Ci sono ragazzi molto viziati che non raccolgono neppure gli indumenti da terra e poi pretendono che ci sia qualcuno che lo faccia per loro come avviene a casa in Italia».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.