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Ancora sangue sugli attivisti per i diritti umani

AGGUATO Uccisi due dipendenti di una Ong e un giornalista. Un mese fa il caso Estemirova

Ancora sangue sugli attivisti per i diritti umani

Due attivisti dei diritti umani uccisi in Cecenia, un giornalista trovato morto in Dagestan: nel Caucaso russo si fa sempre più violenta la guerra contro le voci fuori dal coro, in un complesso intreccio di interessi locali, corruzione, tensioni etniche e religiose. Le tre nuove vittime - a meno di un mese dall’omicidio di Natalya Estemirova - sono due coniugi ceceni che lavoravano per una Ong, e un reporter locale del giornale dagestano «La verità».
Zarema Sadulayeva e il marito, Alik Dzhabrailov, sono stati rapiti lunedì e ritrovati morti ieri nel cofano di un’auto nella periferia di Grozny, la capitale cecena. Poco più che ventenni, lavoravano per la Ong «Salvate la generazione», organizzazione che aiuta le vittime delle guerre in Cecenia. Si erano sposati da poco, quando Alik era uscito di prigione dopo 4 anni scontati per «legami con bande armate separatiste». Il presidente russo Medvedev si è detto choccato e ha chiesto di far luce su quanto accaduto. Sotto choc anche il presidente ceceno Ramzan Kadyrov che ha parlato di un «omicidio cinico, inumano e dimostrativo». Toni molto diversi da quelli usati per la Estemirova, liquidata di recente da Kadyrov come una persona «che diceva cose stupide» e «che non aveva il senso della vergogna». Eppure anche sui due attivisti ritrovati morti ieri il presidente ceceno ha lasciato planare il dubbio: «forse Zarema Saudalyeva è stata uccisa a causa del marito», ha argomentato, «forse mentre militava con i combattenti ha partecipato all’uccisione di ceceni e il delitto dunque potrebbe avere origine in una vendetta». I colleghi dei giovani attivisti uccisi fanno notare che i due non avevano un profilo politico da giustificare la loro morte. «Non c’era l’elemento politico nella loro attività - ha commentato Lyudmila Alekseeva del Moscow Helsinki Group - non facevano altro che aiutare le famiglie con bambini portatori di handicap o quelle povere». I due giovani sarebbero saliti volontariamente su un’auto su richiesta di alcuni uomini, tre di loro in uniforme militare.
Poi il ritrovamento poco lontano da Grozny. Per ora si hanno pochi dettagli, invece, sulla morte del giornalista del giornale «La verità» pubblicato in Dagestan. Il corpo di Akhmelidov è stato ritrovato ieri in un piccolo villaggio di campagna alla periferia della capitale dagestana Makhackala. «Il corpo è stato lasciato dentro un’automobile, aveva ferite da arma da fuoco nel ventre», ha riferito il ministero dell’Interno locale.

Il Dagestan, per anni «retrovia» del conflitto ceceno, è diventato un nuovo epicentro di tensioni nel Caucaso russo.

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