Andreotti: "La legge Biagi? Va attuata"

Il senatore a vita difende la riforma del lavoro legata al nome del professore ucciso dalle br. Poi risponde a Cento: "Ma quali privilegi alla Chiesa..."

Andreotti: "La legge Biagi? Va attuata"

Rimini - Ha tenuto in vita diverse volte il governo con il suo voto. Le critiche nei suoi confronti non sono mai mancate, sempre con la stessa motivazione: può stare in piedi un esecutivo che si basa sui voti di un senatore a vita? La maggioranza ha sempre fatto finta di nulla, l'opposizione ha gridato allo scandalo varie volte. Ma Prodi, dopo un anno, è sempre al suo posto. Oggi però Giulio Andreotti coglie l'occasione che gli è stata data dal Meeting di Cl a Rimini per cominciare a togliersi dei sassolini dalle scarpe. E parte un siluro non tanto contro il governo ma di certo contro quell'ala della maggioranza che vorrebbe smantellare una delle riforme più importanti del precedente governo, la riforma Biagi sul mercato del lavoro. "La legge Biagi non la cambierei: quel testo ha un significato di indirizzo": ne è convinto il senatore a vita secondo cui "con il tempo si può sempre fare qualche aggiornamento". "Ma intanto - ribadisce al Meeting di Cl - cominciamo ad attuare l’indirizzo di quella legge".

"Riforme: si possono fare" "Se si vogliono fare le riforme lo spazio c’è". Il senatore a vita si dice certo che esistano gli spazi di manovra per portare a termine delle importanti riforme. "Se si aspetta - chiarisce Andreotti - ogni volta la fine della legislatura diventa sempre una scusa".

"Pdl? Io sono indipendente" "Il Partito della Libertà? non ne so niente. Io sono un indipendente. Però nel giorno in cui la Dc, sbagliando, ha cambiato nome io ho chiuso con i partiti...". Ai cronisti che gli chiedono se ritenga possibili spazi per un nuovo partito, Andreotti risponde: "Non lo so, ho 88 anni e quindi lasciamo ai giovani decidere sul da farsi".

Evasione delle tasse "Le motivazioni degli evasori son sempre tante: anche il fatto che le tasse siano alte spinge a frodare il fisco. A Roma quando c’era il Papa - racconta il senatore a vita - molti romani non pagavano le tasse perché non volevano dargli i soldi. Dopo il 20 settembre 1870 quegli stessi romani hanno continuato a non pagarle perché non volevano dare i soldi a chi il Papa lo teneva prigioniero. Nel dopoguerra - prosegue - abbiamo fatto un passo in avanti con la riforma Vanoni, ma pensare di arrivare alla perfezione fiscale è una illusione".

Andreotti commenta anche le reazioni scaturite dalle affermazioni al Meeting del segretario di Stato vaticano cardinale Tarcisio Bertone in materie di tasse. "Quando un esponente della Chiesa - sostiene - parla di temi civili dicono 'perché si impiccia?'. In questo caso, invece, hanno detto in tanti: 'Bene o male, ha fatto bene".

 

 

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