Quindi, riassumendo. Ieri doveva entrare in vigore la delibera dell'Autorità per le Comunicazioni che obbliga alla verifica dell'età per l'accesso ai siti pornografici. Però prima ancora che la normativa prendesse il via era già stata criticata - oltre che da Giuseppe Cruciani, che in materia rappresenta la Cassazione - anche dal Codacons, l'associazione che difende i consumatori, spesso da sé stessi. «Il provvedimento non va bene, è un divieto facilmente aggirabile». Per di più inizialmente la certificazione doveva avvenire tramite spid, cioè il Sistema pubblico di Identità Digitale. Ma poi l'Agcom ci ha ripensato perché lo strumento è legato ai servizi della Pubblica amministrazione. E insomma ieri mattina, pronti via: tutto era esattamente come il giorno prima, e come sarà domani: per accedere a qualsiasi sito porno basta autodichiararsi maggiorenni. Va poi considerato che il blocco imposto vale solo per l'Italia: tramite una Vpn, cioè una connessione protetta, è infatti possibile connettersi a server stranieri.
Per aggiungere caos alla confusione - il sistema funziona grazie a un principio di «doppio anonimato»: chi verifica l'età non conosce il sito visitato e il sito non conosce l'identità dell'utente - l'Agcom ha deciso che le società con sede in Italia hanno sei mesi di tempo e quelle con sede all'estero ne avranno tre per adeguarsi a qualcosa che nessuno ha ancora deciso in maniera precisa. E intanto è già boom dei sistemi per eludere i filtri. Uff!Alla fine, anche nelle cose di sesso restiamo gli italiani che siamo. Porno ma non troppo.