Dario Franceschini stia attento. Perché il sindacato «porta sfiga alla politica». Luigi Angeletti, lo dice da sindacalista. «Ne sono convinto, è sempre andata così. I sindacati non fanno mai guadagnare un voto, ma ne possono fare perdere tanti». E questa è una legge generale. Poi c’è una ragione specifica per la quale, sempre secondo il segretario generale della Uil, la decisione di Franceschini di andare alla manifestazione indetta dalla Cgil si rivelerà sbagliata.
E qual è?
«Che la manifestazione è stata promossa dalla Cgil principalmente per contrastare l’accordo sulla riforma contrattuale».
Guglielmo Epifani non ha firmato. Legittimo che manifesti contro un accordo che non ha mai voluto. Non crede?
«Da molto tempo hanno deciso di non fare più accordi, figuriamoci se decidevano di firmare l’accordo degli accordi».
Però quella è anche una manifestazione contro la crisi e il Partito democratico sembra si stia concentrando su questo...
«Se dei partiti, soprattutto se di opposizione, aderiscono a una manifestazione contro la politica del governo, non c’è nulla di scandaloso. Non mi fa né caldo né freddo. Altra cosa se vanno a manifestare contro un accordo che le parti sociali hanno preso autonomamente. Certo, se lo fa Antonio Di Pietro è normale».
Perché lui sì e Franceschini no?
«Perché Antonio di Pietro è contrario a qualunque cosa e quindi non credo abbia nessun problema a dire che è anche contro l’intesa sui contratti. Ma il Pd non può fare la stessa cosa. Perché ha sempre sostenuto che la riforma dei contratti doveva essere fatta».
Alcuni esponenti del Pd si sono espressi esplicitamente in favore dell’intesa. Enrico Letta, Francesco Rutelli...
«Ma anche prima erano d’accordo. In campagna elettorale abbiamo avuto molti incontri con i loro vertici e ci hanno sempre detto che volevano la riforma. Ora, visto che aderiscono alla manifestazione vorrei sapere se hanno cambiato idea».
E se fosse veramente così?
«Allora si aprirebbe un problema tra noi e il Partito democratico. E significherebbe che il Pd ha sposato la posizione della Cgil. Fatto ancora più grave se si considera che l’accordo sui contratti non è stato preso tra noi e il governo, ma lo abbiamo siglato con tutte le associazioni di impresa, dagli artigiani alle cooperative, al commercio fino a Confindustria. Se il Pd in questi mesi ha maturato un’idea diversa sui modelli contrattuali, sulle relazioni industriali, si rimangi la sua precedente opinione e ce lo dica».
Ma secondo lei perché hanno aderito?
«Hanno deciso di appoggiarsi alla Cgil, secondo me commettendo un errore strategico».
Non è il massimo l’idea di un partito che si «appoggia» a qualcosa che non siano i suoi militanti. Non è che ha usato un’immagine troppo forte?
«Essendo debole, il Pd si appoggia a quello che considera un bastone».
E non potrebbe esse una strategia giusta? La Cgil è l’organizzazione più grande del Paese...
«La politica non dovrebbe mai seguire i sindacati, perché porta sfiga».
In che senso?
«Guardi che questa è una osservazione molto più sofisticata di quanto possa apparire. E si basa sul fatto che i sindacati non portano mai voti, ma li possono, più facilmente, fare perdere».
Si spieghi..
«Pensi alle aziende metalmeccaniche, dove le organizzazioni dei lavoratori stanno litigando tra loro. Se gli iscritti a un sindacato vedono che il partito per il quale hanno votato appoggia i loro avversari, cosa pensa che scatti nella loro testa? Al contrario, pensa che il fatto che il Pd appoggi una battaglia sindacale gli faccia guadagnare qualche voto in quel sindacato?».
A proposito di aziende metalmeccaniche. La Fiom Cgil si sta opponendo agli straordinari e alla riorganizzazione dei turni negli stabilimenti Fiat che ricominciano a produrre. Che ne pensa?
«Sono scelte che si commentano da sole.
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