Angelina e Maria dive a confronto. "Io fragile come la Callas"

La Jolie parla del film di Larraín sugli ultimi anni del soprano: "Io che sono una tipa punk ho persino cantato alla Scala"

Angelina e Maria dive a confronto. "Io fragile come la Callas"
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Una regina solitaria, una diva al tramonto, la voce minata dalla vecchiaia e dalla lontananza dal palco. È questa Maria, la Callas che il regista cileno Pablo Larraín ritrae nei suoi ultimi anni d'esilio parigino. Il ritratto della cantante va ad aggiungersi a quello di Jackie, ovvero la first lady Jacqueline Kennedy, interpretata da Natalie Portman. Due signore Onassis. Il miliardario Aristotele Onassis abbandonò la Callas proprio per sposare Jackie. Fu allora che la diva cadde in depressione e iniziò a ritirarsi dal mondo.

In Maria, l'attrice protagonista è Angelina Jolie, presente ieri a Venezia insieme con tutto il cast, che prevede anche due italiani, Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher. Non sono figure minori, anzi, il cameriere Ferruccio e la tuttofare Bruna formano una singolare famiglia con la Callas. Il film è stato applaudito e potrebbe apparire nel palmares finale, vista la stima unanime di cui gode Larraín a Venezia. Per la Jolie è il ritorno a un ruolo potenzialmente da premio. Tanto più che ha voluto cantare davvero, con l'inevitabile terrore di deludere i fan della lirica: «Non avevo mai cantato prima di questo film, nemmeno al karaoke. Mi sono preparata a lungo, prima ho cantato in spazi piccoli, poi sempre più grandi, infine abbiamo girato alla Scala. Ho avuto una maestra d'eccezione, la Callas stessa, ci sono i nastri delle sue lezioni di canto». Non solo. La Jolie ha ammesso di non conoscere la lirica: «Ero una tipa punk, amo i Clash».

In conferenza stampa, nessuna concessione al glamour, eccezione fatta per l'abito nero, elegantissimo, della Jolie. Il privato emerge di sfuggita. Così spiega la sua relativa distanza dalla scena cinematografica: «Avevo bisogno di stare di più a casa con la mia famiglia in questi ultimi anni, e in quel periodo sono diventata più grata di avere l'opportunità di essere semplicemente un'artista, e stare semplicemente in questo mondo creativo».

L'attrice ha poi spiegato in cosa si è sentita simile alla Callas: «Sorprendentemente nella parte più fragile di Maria, che non riesce a trovare uno spazio, una persona, con la quale sfogare la sua emotività. Ecco credo di condividere con lei questa vulnerabilità».

Il film punta sull'emotività con punte di raffinatezza come la scelta di far coincidere l'evoluzione dei sentimenti con l'evoluzione dei brani cantati, fino a quando Maria e la sua arte arrivano a coincidere perfettamente, nell'attimo

della morte. Alla fine, per quanto possa sembrare impossibile, il tormento della Diva è il nostro tormento, e la piccola famiglia assomiglia, in fondo, alle nostre famiglie. Per questo, scatta l'empatia dello spettatore.

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