RomaQuella di Antonio e Giampaolo Angelucci, i re delle cliniche romane che secondo la Procura di Velletri avrebbero messo in atto una truffa da 99 milioni di euro ai danni del servizio sanitario nazionale, era una stategia a tutto campo.
Il gip Roberto Nespeca - che ha disposto gli arresti domiciliari per Angelucci jr e chiesto alla Camera di applicare la stessa misura al padre, deputato del Pdl - nelle oltre 800 pagine dellordinanza di custodia cautelare si sofferma sulle «pressioni esercitate sulle istituzioni» ma anche in «ambito giudiziario». Puntavano in alto, gli Angelucci, se è vero, come risulta da una telefonata dell11 settembre del 2007 tra Antonio e sua moglie, che per salvare la clinica San Raffaele di Viterbo dalle indagini dei carabinieri del Nas, avrebbero scomodato persino lex ministro della Sanità Livia Turco («Le farò vedere tutti i verbali che il personale ha scritto di come sono stati trattati dai Nas e gli dirò di chiamare il comando generale dellArma per farsi dire cosa sta succedendo»). Incontro poi avvenuto, come spiega lo stesso ex ministro: «Non ho alcun imbarazzo a confermare di aver ricevuto, su sua richiesta, il signor Angelucci. Non mancai di riferirgli, dopo aver parlato con il comandante dei Nas, che quelle inchieste procedevano in piena regola e con tutto il mio appoggio al fine di accertare eventuali irregolarità».
Il gip si dilunga sui tentativi di avvicinare Rinaldo Mazzetti, direttore operativo di una struttura sanitaria del gruppo Tosinvest e figlio dellallora procuratore di Velletri, Silvano Mazzetti. Pressioni avvengono anche a livello di polizia giudiziaria, «nella consapevolezza di disporre di facoltà illimitate e di unautorità indiscussa», scrive il giudice. Ma cera anche una strategia «a livello politico e mediatico nei confronti dellassessore regionale alla Sanità Augusto Battaglia, reo di non aver tempestivamente provveduto in ordine ad alcuni provvedimenti sollecitati dagli Angelucci». «Si deve evidenziare - si legge nellordinanza - lazione incessante svolta sul presidente della Regione Marrazzo, anche per mezzo dellex assessore Lionello Cosentino, al fine di risolvere le questioni che coinvolgono la Tosinvest e il San Raffaele, intervento resosi necessario in quanto lassessore Battaglia non si era ancora deciso a fare la delibera». Ad agitare gli Angelucci era la delibera sui tetti di spesa. Se ne parla in più di una conversazione tra gli indagati. Da una in particolare, tra Mauro Casanatta, presidente dellAiop, associazione italiana ospedalità privata, e Angelucci senior, risulta che il deputato del Pdl avrebbe detto a Marrazzo «tu non puoi togliermi il 30 per cento».
Il gip parla di una «struttura organizzata con ripartizioni di ruoli e competenze specifiche» e con «un grado di penetrazione negli uffici strategici della Regione (al punto da predisporre autonomamente le determinazioni), che ha operato dal 2004 al novembre 2007, ma che anche nel 2008 ha spinto per «concertare delibere regionali favorevoli al San Raffaele e alla Tosinvest, in corso di approvazione». Quello degli Angelucci e degli altri indagati (altri sette manager sono ai domiciliari e a quattro dirigenti Asl è stato imposto lobbligo di dimora) era «un programma delinquenziale destinato a realizzarsi nel tempo».
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