«Anita» perde l’equilibrio tra storia e mélo

L’ha vista la prima volta da lontano nel cerchio del cannocchiale, lei a riva lui sulla nave al largo di Laguna in Brasile. E ora che sta bevendo insieme ai suoi compari progettando di riparare al nord, la giovane donna, nera di capelli e dall’occhio fiero, commenta la sua mancanza di coraggio. È il primo incontro vero tra Anita e Giuseppe Garibaldi e il regista Claudio Bonivento lo sottolinea con un breve ralenti. Scocca la scintilla e altre ce ne saranno tra il temperamento di lei e l’idealismo del Generale.
In bilico tra melò e ricostruzione dell’epopea risorgimentale, Anita (Raiuno, lunedì e martedì ore 21,15) prodotta dalla Goodtime di Gabriella Buontempo, trova raramente un soddisfacente equilibrio narrativo. Con una Valeria Solarino un tantino sopra le righe e un Giorgio Pasotti troppo pacato, è Anita a tenere le redini della passione tra cavalcate sulla spiaggia e abbracci selvaggi mentre le onde si frangono impetuose sugli scogli. Fortuna che ogni tanto Garibaldi ripete di voler «combattere per la libertà». E che, finalmente, spuntano le camicie rosse.

Si prepara la guerra di liberazione e bisogna cacciare gli austriaci. Ma Anita non resiste lontana dal suo «José».
Il dosaggio tra passione tumultuosa e affresco storico era difficile, come dimostrano dialoghi posticci e sequenze assemblate.

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