La Storia non fa sconti. I peccati, prima o poi, si scontano tutti, anche se si è regine. E così, mezzo millennio dopo, anche Anna Bolena (1501-1534), la seconda moglie di Enrico VIII, passa a pagare pegno. Una nuova biografia di prossima pubblicazione in Gran Bretagna - che si annuncia più che «scandalosa», a partire dal titolo allusivo: «Anne Boleyn: fatal attractions», che la Yale University Press pubblicherà nel mese di aprile - riapre il caso di Anna Bolena, processata e condannata a morte nella Torre di Londra per adulterio, incesto, stregoneria e alto tradimento. Il re d'Inghilterra, che promosse la separazione della Chiesa anglicana da quella romana - secondo il nuovo studio di George Bernard, professore di storia moderna alla Southampton University e direttore del periodico «English Historical Review» - ebbe infatti «buone ragioni» per ripudiare la regina consorte a causa dei suoi «comportamenti irriguardosi e licenziosi».
Dunque, Anna Bolena non era innocente e le accuse mosse contro di lei erano vere. Sono alcune delle ipotesi a cui è arrivato il professor Bernard a conclusione di una vasta ricerca sulla figura di Anna Bolena, il cui matrimonio con Enrico VIII fu causa di sconvolgimenti politici e religiosi. Pur precisando di formulare solo ipotesi, in base alla interpretazione di alcuni documenti dell'epoca, Bernard sostiene che Anna Bolena tradì ripetutamente il sovrano a causa della sua smodata «fame di sesso».
Lo storico inglese nel suo libro arriva a definire la regina «una ninfomane». Enrico VIII avrebbe avuto modo di osservare ripetuti comportamenti scorretti della moglie e su di lei avrebbe raccolto informazioni inquietanti circa una sua presunta sfrenata vita sessuale, tanto da considerare «ragionevole» accusarla di adulterio.
Oggi è generalmente accettato che nessuna delle accuse mosse contro Anna Bolena fosse valida. Ma la nuova biografia della sovrana scritta dall'accademico inglese riapre il caso, sostenendo che in realtà la seconda moglie di Enrico VIII si rese colpevole di adulterio, e non solo una volta ma in più occasioni. E i cinque uomini che confessarono, sotto tortura, di essere stati amanti della regina non sarebbero stati i soli a finire a letto con lei. Come «teste d'accusa» contro Anna Bolena, il professor Bernard cita anche un poema del 1545 scritto da Lancelot de Carles, un poeta protetto dall'ambasciatore francese alla corte di re Enrico VIII (1491-1547). Il documento presenta la regina come una «sporcacciona», una «pervertita ninfoname», per usare delle sprezzanti definizioni contemporanee.
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