Gli anni bui della cortina di ferro

Sergio Travaglia*

Nei giorni scorsi è ricorso l’anniversario dell’evento storicamente e simbolicamente più importante del ventesimo secolo: l’abbattimento del Muro di Berlino significa la fine del totalitarismo in Europa. Per l’occasione una legge recentemente approvata dal Parlameno italiano dispone la celebrazione, in tutto il Paese, del «Giorno della Libertà». La legge definisce l’abbattimento del Muro come «evento simbolo per la liberazione di Paesi oppressi e auspicio di democrazia per le popolazioni ancora soggette al totalitarismo».
Il secolo scorso ha visto la nascita e la morte di tre regimi totalitari in Europa: il fascismo (durato 20 anni), il nazismo (durato 12 anni) e il comunismo (durato in Europa 70 anni). Fascismo e nazismo sono scomparsi perché ufficialmente condannati ed espulsi dalle costituzioni italiana e tedesca. Il comunismo, crollato in Europa come oppressivo regime statale, non ha mai ricevuto una condanna formale ed è tuttora operante, in forma rigorosamente ortodossa, in Cina, Cuba, Viet Nam, Corea del Nord, ed in molti altri Paesi. Basti pensare che nel dopoguerra sono andati al potere nel mondo ben 31 nuovi regimi comunisti. Complessivamente il comunismo sta ancora soggiogando il 25% della popolazione mondiale.
L’abbattimento del Muro di Berlino, pur coinvolgendo specificamente il solo comunismo, è stato scelto dalla legge, a celebrazione della Libertà nel senso più ampio, come simbolo di condanna generale di tutti i totalitarismi, in quanto quel giorno registra il crollo dell’ultimo totalitarismo cronologicamente al potere in Europa, nonché del totalitarismo di più lunga durata e di quello che aveva di gran lunga coinvolto il maggior numero di persone.
Il Muro di Berlino rappresenta la quintessenza dello sconvolgente modello totalitario, che ha capovolto ogni principio di logica storica: fu costruito all’improvviso, in una notte, con spietata tecnica comunista, indifferente ad ogni sentimento di umanità. Nelle prime ore del 13 agosto del 1961 le unità armate della Germania dell’Est interruppero tutti i collegamenti tra Berlino Est e Ovest e iniziarono a costruire, davanti agli occhi esterrefatti degli abitanti di tutte e due le parti, un muro insuperabile, lungo 106 chilometri, che attraversava tutta la città, che divideva le famiglie in due, tagliava la strada tra casa e posto di lavoro, scuola e università e chiudeva con una parete di cemento le finestre che si affacciavano sul confine. La frontiera tra Est ed Ovest diventò così una trappola mortale. I soldati (i famigerati Vopos) ricevettero l’ordine di sparare su tutti coloro che cercavano di attraversare la zona di confine. Quest’ultima negli anni fu attrezzata con dei macchinari sempre più terrificanti, con mine anti-uomo, filo spinato alimentato con corrente ad alta tensione, e addirittura con degli impianti che sparavano automaticamente su tutto quello che si muoveva nella cosiddetta «striscia della morte».
A complemento di quanto sopra va sottolineato come il modello totalitario comunista sia in qualche modo legato alla «cultura del muro», sia esso reale o virtuale. Ne sono prova eventi del dopoguerra come quando, nel 1946, Churchill pronunciò a Fulton il famoso discorso con cui ritirava la temporanea legittimazione democratica concessa all’Urss durante la guerra, nella lotta in comune contro il nazismo. Churchill proclamò solennemente: «Dal mar Baltico all’Adriatico, da Stettino a Trieste, è calata sull'Europa una cortina di ferro». Con la condanna del totalitarismo iniziava così la «Guerra fredda». Nel 1948 fu eretto intorno a Berlino un muro virtuale allorché i sovietici isolarono la città da ogni possibile accesso via terra, per condannare gli abitanti alla fame. Al fine di superare l’ostacolo gli americani, attraverso un gigantesco ponte aereo, organizzarono la più grande operazione di rifornimento mai realizzata al mondo. E recentemente la Cina si è impegnata nella costruzione di un sofisticato muro virtuale: ossessionata dalle brecce informative che internet provoca nel suo sistema di protezione, il governo sta approntando un sistema di intercettazioni e ostruzioni telematiche denominato «Scudo dorato», in modo da proteggere i propri sudditi dalla «invasione della verità». Tuttavia la storia ha dimostrato l’insopprimibile intolleranza al comunismo dei popoli soggetti. Lo provano le sollevazioni nei Paesi satelliti contro il potere sovietico di occupazione, tutte domate con le armi e spesso in modo sanguinoso. Si ricordano la rivolta di Berlino Est, guidata dagli operai, nel 1953; la rivolta di Poznan in Polonia; la rivolta di Budapest in Ungheria; la rivolta di Praga in Cecoslovacchia. E in un contesto storico diverso va ricordata, nel 1921, la sanguinosa rivolta contro i Soviet comunisti, domata in modo cruento dall’esercito rosso: la ribellione fu scatenata dai marinai russi di Kronstadt, che quattro anni prima erano stati la punta di diamante della rivoluzione russa per il comunismo. Per concludere con la Cina e la dimostrazione rivoluzionaria di piazza Tien An Men, repressa nel sangue di alcune migliaia di vittime e simbolizzata, come supremo messaggio di libertà, dal giovane studente che fronteggia immobile un carro armato. Tutto ciò a dimostrare che i muri totalitari, di cemento o virtuali, non possono col tempo resistere alla pressione della Libertà.

E dobbiamo essere tutti consapevoli che la cerimonia rappresenta l’omaggio più significativo a questo valore fondamentale dell’umanità.
*senatore di Forza Italia

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