Quando il loro cuore ha cominciato a fare le bizze, mai più avrebbero immaginato di poter tornare lassù, sulla vetta, a toccare il cielo con le mani. Invece ieri ce lhanno fatta. Alle 8.30, dopo cinque ore di scalata, due cardiopatici genovesi - accompagnati da un istruttore del Cai e da un cardiologo della Asl 3 «Genovese» - sono arrivati in cima al Monte Bianco (4.810 metri).
Uno dei due - Lucio, di 61 anni, di professione bancario - meno di un anno fa era stato sottoposto ad angioplastica coronarica; laltro - Gian - ha avuto un infarto circa 10 anni fa. «Per realizzare un progetto così ambizioso in totale sicurezza - spiega il cardiologo Piero Clavario, responsabile del Centro Territoriale di Prevenzione e Riabilitazione Cardiovascolare della Asl 3 - abbiamo dovuto effettuare esami medici molto complessi, sia a livello del mare sia ad alta quota, e soprattutto ci sono voluti nove mesi di allenamenti intensi sempre sotto stretto controllo medico».
«Ci siamo impegnati davvero molto per ottenere questo risultato - dichiara Lucio -. Lo abbiamo fatto prima di tutto per noi stessi e poi anche per dare un segnale di speranza per tutti coloro che si ritrovano dimprovviso ad avere la loro vita sconvolta dalla diagnosi di una malattia di cuore e che in quel momento pensano che non potranno più avere una vita normale e piena». «Io linfarto lho avuto dieci anni fa - aggiunge Gian - e in quel momento non ho avuto la disponibilità di un programma di riabilitazione cardiologica, così ho dovuto fare da solo, impiegando molto più tempo e commettendo pericolose imprudenze. Oggi la cardiologia ha fatto progressi importanti e quello che dieci anni fa mi sembrava un sogno è adesso realtà di tutti i giorni».
Per preparare lascensione sono stati effettuati esami medici, sofisticati test per simulare le condizioni di alta quota in laboratorio, e verifiche con strumentazione trasportata fino in rifugi in alta montagna.
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