Un anno fa l’allarme, la Procura l’ha ignorato

Il rapporto dei carabinieri sulle connessioni tra sport ed eversione. Nomi, ruoli e strategie: un’informativa ai giudici milanesi segnalava i movimenti dei facinorosi delle curve. Anche oltre il calcio

Un anno fa l’allarme, la Procura l’ha ignorato

Milano - Un anno fa, ed era già tutto chiaro. Infiltrazioni di gruppi di estrema destra e skinhead negli stadi. «La necessità di trovare una valvola di sfogo alla violenza ha fatto sì che questi soggetti abbiano incominciato a frequentare la tifoseria del F.C. Internazionale e poi quella dell’hockey, anche se non hanno interesse alcuno per questa disciplina sportiva». Anno 2006, il rapporto del Nucleo informativo dei carabinieri finisce in Procura, sul tavolo di un magistrato dell’antiterrorismo. C’è tutto. Storia, luoghi, episodi, nomi. E sono nomi che tornano. Come quello di Riccardo Colato, scarcerato ieri dal giudice delle direttissime di Milano dopo il fermo per gli scontri di domenica sera. Riccardo detto «Riki», il «capo indiscusso» - così lo definiscono i militari - dell’Ambrosiana Skin, formazione di estrema destra vicina a Forza Nuova, Fiamma Tricolore e Fronte Veneto Skinheads, e ala scissionista degli Irriducibili, espressione da stadio degli Hammerskin. Sono le nuove leve dell’estremismo. Da più di una anno, quindi, la Procura era in possesso di informazioni utili a «neutralizzare» i violenti. Così non è stato.
Quello dei carabinieri è l’atto conclusivo di un’indagine nata nel novembre 2005 in seguito all’aggressione di un 16enne milanese. Una fotografia dell’ultradestra che dall’identificazione di 12 persone - poi indagate per associazione a delinquere - allarga al quadro generale fino ad entrare negli stadi e nei palazzetti di hockey e basket, dove il legame tra gruppi di neonazisti e ultrà si rinsalda. «Gli stadi - annotano gli investigatori - sono stati, per molti di questi soggetti gravitanti nell’estrema destra, luoghi privilegiati per poter organizzarsi e meglio perpetrare aggressioni verso “i nemici” di turno». Ancora, «dall’ambiente skinhead milanese provengano persone che frequentano assiduamente le tifoserie più esagitate di alcune squadre cittadine». Stesso ambiente e in alcuni casi stesse persone. Perché tra i 12 nomi che figurano nell’inchiesta (e a cui a catena si legheranno quelli di alcuni personaggi che domenica sera hanno preso parte al corteo milanese) c’è proprio quello di Colato.
Diciotto anni soltanto, più volte denunciato per aggressione, fondatore dell’Ambrosiana Skin e di Nuova Guardia, e «perfettamente a suo agio tra i militanti e le attività di Forza Nuova, tra le varie formazioni skinhead cittadine, e le tifoserie sportive». Nel palazzetto in cui giocano i Vipers (la squadra di hockey del capoluogo lombardo) fonda la «Curva del Milano», «raggruppando sotto questa sigla tutti i tifosi più esagitati». «In Colato come in nessun altro - proseguono i militari del Nucleo - queste tre “anime” (estremismo politico, attività skinhead e fanatismo sportivo) convivono in modo così completo». Il suo braccio destro è Ivan Luraschi, uno dei leader degli ultrà interisti, in grado di radunare «una variegata corte di soggetti legati in gran parte alla destra estrema».
Quel che emerge dal rapporto è che non si tratta di violenza estemporanea. Si parla invece di «un’associazione organizzata con lo scopo di commettere più delitti», di raggruppamenti creati apposta per dare sfogo «all’intrinseca aggressività» dei membri.

Una realtà eterogenea che permette ai violenti di scegliere «di volta in volta l’ambiente più gradito, sia esso quello sportivo o quello più strettamente skinhead». Un anno fa questo era il quadro. Un anno dopo, è lo stesso.

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