Si festeggia un anno esatto proprio oggi. Auguri. Un anno da quando il Cavaliere definì «farneticanti » gli attacchi al governo che arrivavano dall’interno della maggioranza, puntando pubblicamente il dito contro Fini e la pattuglia del Fli. Un anno da quando dal catasto di Montecarlo iniziavano a uscire i primi documenti che confermavano quanto raccontato dall’inchiesta de Il Giornale sull’appartamento di Giancarlo Tulliani. Era l’estate dello scontro frontale tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Con il primo che nelle sue cene a Villa Certosa non perdeva occasione per infierire con ogni ospite sul presidente della Camera e il secondo che da Ansedonia accusava il premier di aver messo in moto la cosidetta «macchina del fango». Un’estate fa. Anni luce, almeno politicamente.
Con lo scenario che oggi è completamente cambiato: dalla crisi economica globale al quadro interno. Con Angelino Alfano che sta cercando di prendere in mano il Pdl e Pier Ferdinando Casini che,complice anche l’inaffidabilità di un Pd troppo impegnato a rincorrere Idv e Sel, sta ricominciando a guardare al centrodestra come un’alternativa in futuro percorribile. Anche se sempre a condizione che non sia più il Cavaliere ad avere la leadership. Si vedrà. Quel che è certo, passato un anno, è che qualcosa inizia a muoversi. Che il segretario del Pdl e quasi tutti i big di via dell’Umiltà stiano spingendo per riagganciare l’Udc non è certo un mistero. Quel che è meno noto è che anche il Fli pare non voler rimanere alla finestra.
Qualche segnale c’è stato. Non si spiegherebbe in altro modo lo scambio di cortesie della scorsa settimana, quando in occasione del discorso di Berlusconi a Montecitorio Fini lo attese all’ingresso dell’aula per stringergli la mano e accompagnarlo ai banchi del governo e il premier restituì la gentilezza a fine seduta aspettando che il presidente della Camera scendesse dal suo scranno per una seconda stretta di mano. Senza considerare l’uscita di Italo Bocchino di qualche giorno fa, con il pasdaran del Fli a dire al Corriere della Sera che «non è il caso di continuare a litigare » perché bisognerebbe «sedersi al tavolo con il governo per ragionare insieme» sulla crisi. Parole che hanno fatto andare su tutte le furie la pancia dura e pura di Fli, tanto che le pagine di Facebook di molti parlamentari sono state invase da commenti indignati. Cosa succede dunque? Probabilmente qualcosa di molto scontato.
E cioè che Pdl e Fli hanno ricominciato a parlarsi. Con Bocchino che da falco sta cercando di vestire i panni del moderato visto che è proprio lui a tenere i contatti con Alfano.D’altra parte,i due sono da sempre in ottimi rapporti. Vicini di casa ai Parioli (dove vivono nello stesso stabile) e con i figli nella stessa scuola, non è un caso che non si siano mai incrociati nei dibattiti tv nei giorni più duri dello scontro tra Berlusconi e Fini. Sommovimenti che prendono spunto dalla crisi economica e dalla necessità di un approccio dialogante tra maggioranza e opposizione ma che guardano anche a un’eventuale ricomposizione del quadro politico se il Cavaliere- qualcuno non lo esclude- decidesse di non ricandidarsi. Così, ci sta che proprio Bocchino abbia chiesto espressamente a più persone vicine a Berlusconi di lavorare per un riavvicinamento tra i due che possa sfociare a breve in un faccia a faccia. Un incontro - fa presente off record un esponente di peso del Fli - che avrebbe comunque «carattere istituzionale». Insomma, una riunione tra presidente del Consiglio e presidente della Camera per fare il punto sulla crisi. Sarà. Di certo è anche un segnale di disgelo. Che a via dell’Umiltà guardano con interesse.
E che anche Berlusconi non sembra sottovalutare se qualche giorno fa, in una delle sue conversazioni telefoniche da Villa Certosa, aveva detto che «questo è il momento di mettere da parte le divisioni». In queste giornate a Porto Rotondo, d’altra parte, il premier si sta concentrando proprio su un approccio il più possibile «inclusivo» con tanto di lodi ripetute per il Quirinale e i suoi inviti alla coesione. La crisi, insomma, unisce. Anche se la partita è soprattutto di prospettiva. Né Udc né tantomeno Fli sono oggi disposti a sostenere politicamente con i loro voti il governo, ma hanno probabilmente deciso che non è il caso di tagliare i ponti con il Pdl. Complice anche un Pd destinato a sbandare a sinistra, visto che nei prossimi mesi sarà inevitabilmente costretto dalle prevedibili mobilitazione della Cgil contro i tagli a schiacciarsi ancora di più sulle posizioni di Nichi Vendola. Insomma - nonostante il capogruppo del Fli alla Camera Benedetto Della Vedova ribadisca che «il Terzo Polo è oggi un’opzione sempre più strategica» lasciando intendere che la via maestra resta quella di correre da soli alle prossime elezioni- sono in molti a pensare che l’Udc prima e adesso anche il Fli stiano iniziando a valutare anche altre soluzioni.
Con i più maligni che vedono un Fini che gioca a ricasco di Casini.
Se davvero un domani il quadro cambiasse e il leader centrista decidesse che ci sono le condizioni per rientrare nel centrodestra, infatti, il presidente della Camera rischierebbe di restare fuori dai giochi per una serie di veti incrociati piuttosto scontati (primo fra tutti quello degli ex An). Ecco perché, insinua qualcuno, le diplomazie sotterranee si sono messe al lavoro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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