Ansia per il reporter italiano Il mullah talebano Dadullah: "Ha detto di essere una spia"

Presunta registrazione audio dei guerriglieri. Attivati i contatti di intelligence per verificare la sorte di Daniele Mastrogiacomo, inviato di Repubblica, è stato rapito lunedì mentre viaggiava nell'Helmand (vedi la mappa). Negata dal ministero degli Esteri italiano la rivendicazione talebana. Il sottosegretario Letta: "Nessuna novità". I Ros sono a Kabul. Domani manifestazione a Roma. Il premier britannico esorta i Paesi Nato: "Inviamo più truppe nel Sud del Paese"

Ansia per il reporter italiano 
Il mullah talebano Dadullah: 
"Ha detto di essere una spia"

Kabul - L'inviato di Repubblica Daniele Mastrogiacomo è nelle mani dei talebani e ha "ammesso" di essere una 2spia al servizio dei britannici". È quanto afferma il mullah Dadullah, comandante talebano delle province sudoccidentali, in una registrazione audio che gli viene attribuita, pervenuta oggi all'agenzia France Presse. "Le persone arrestate sono Daniele, figlio di Mario (...) che risiede in Italia (...) e Ajmal e Ghulam Haidar, che abitano a Kabul" dichiara la voce dell'uomo sul nastro, presentata come quella del mullah Dadullah nella registrazione trasmessa per posta a un giornalista dell'Afp a Peshawar, in Pakistan, attraverso una fonte conosciuta per essere vicina ai talebani. "Spiavano per conto dei britannici con la copertura dell'attività di giornalisti. Hanno ammesso che i britannici avevano detto loro di intervistare dei talebani con l'obiettivo di conoscere il luogo dove si trovavano e poi poterli bombardare" dice ancora il mullah Dadullah.

Mauro: è solo un giornalista È un giornalista ed è in Afghanistan solo ed esclusivamente per scrivere reportage: è quanto si sottolinea in una dichiarazione inviata dal direttore del quotidiano La Repubblica, Ezio Mauro, ai media internazionali. Una dichiarazione che è stata diffusa in merito ai lanci di agenzia che vengono dall' Afghanistan e che - vi si legge - "riportano notizie false sull'attività del collega Daniele Mastrogiacomo. Daniele Mastrogiacomo - questo il testo della dichiarazione di Ezio Mauro - è cittadino italiano ed è giornalista del quotidiano La Repubblica dal 1980; si occupa del settore esteri. Non ha nessuna relazione né con organizzazioni militari né con polizie o servizi di intelligence di nessun paese. È in Afghanistan dal 28 febbraio scorso e più specificamente è a Kabul dal 4 marzo, solo ed esclusivamente per scrivere reportage".

I Ros a Kabul Il carabinieri del Ros sono a Kabul da tempo su disposizione della Procura di Roma per indagare sulle diverse vicende che hanno coinvolto il nostro Paese. Ultimo incarico è quello di seguire da vicino le indagini sul sequestro del giornalista del quotidiano La Repubblica Daniele Mastrogiacomo. Gli investigatori dell'Arma hanno già sviluppato contatti con la polizia locale sin dai tempi del rapimento di Clementina Cantoni, operatrice di Care International e di Gabriele Torsello, il fotografo free lance di origine pugliese. Gli uomini del Ros invieranno a breve un primo rapporto al capo del pool Antiterrorismo, il Pm Franco Ionta. Il magistrato ha delegato anche la Digos della polizia, oltre ai carabinieri, di monitorare i diversi siti web che sono soliti trasmettere i messaggi dei gruppi autori dei sequestri.

Rivendicazione Intanto non c'è ancora nessuna rivendicazione ufficiale del rapimento di Daniele Mastrogiacomo, l'inviato di Repubblica in Afghanistan che sarebbe stato catturato lunedì da talebani mentre era in viaggio nella provincia di Helmand. A chiarirlo è stato l'ambasciatore italiano a Kabul, Ettore Sequi. Lo ripete la Farnesina. "Apparentemente sarebbe nelle mani dei talebani nella provincia di Helmand, ma non c'è ancora niente di sicuro - ha spiegato Sequi - c'è un'incertezza totale. Non siamo stati contattati da nessuno per una richiesta di riscatto o altro".Tuttavia, ha spiegato l'ambasciatore Sequi, "secondo le fonti con cui siamo in contatto sembra che i talebani siano responsabili" del sequestro. "Siamo molto preoccupati", ha commentato ancora. Stessa linea per il governo afghano: "Non posso confermare il rapimento di uno straniero, non abbiamo prove al momento - ha dichiarato il portavoce del ministerio Zemarai Bashary -. Nessuno ci ha contattato riguardo a un giornalista scomparso e la nostra polizia non era informata sul fatto che un giornalista viaggiasse nel Sud".

Farnesina al lavoro La Farnesina conferma: "Nessuna rivendicazione". Continua, senza soste, il lavoro di tutti i canali diplomatici, a Roma e a Kabul, e di intelligence attivati dal Governo italiano per cercare di risolvere nei tempi più rapidi possibili il sequestro di Daniele Mastrogiacomo. Dalle prime indicazioni risulta chiaro alla Farnesina che il giornalista è stato rapito a Kandahar da una struttura militare che fa capo ai talebani. C'è pertanto la consapevolezza che la vicenda ha assunto caratteristiche diverse rispetto ai precedenti sequestri messi in atto nell'area da banditi. Il ministro degli Esteri Massimo D'Alema continua a seguire personalmente gli sviluppi della vicenda, in costante contatto con l'Unità di crisi e l'ambasciatore italiano a Kabul, Ettore Sequi. E il sottosegretario alla presidenza del consiglio Enrico Letta dice: "Non ci sono novità".

Nuova rivendicazione Le milizie talebane hanno rivendicato il sequestro: Qari Yousef Ahmadi, sedicente portavoce talebano, ha reso noto in una telefonata all'Associated Press che le milizie hanno "arrestato un italiano che dice di lavorare per il giornale La Repubblica". Ahmadi - che ha identificato l'ostaggio come "Danikel" - ha spiegato che il giornalista è stato arrestato lunedì scorso insieme a due afgani nel distretto di Nad Ali, nella provincia meridionale di Helmand. "Le autorità talebane" dovranno ora decidere cosa fare di loro, una volta accertato "se si tratti di spie britanniche", ha proseguito il portavoce, che ha identificato i due afgani come Sayed Agha e Ajmal.

Stando ad Ahmadi, Mastrogiacomo si sarebbe identificato come un cittadino britannico che aveva lavorato per La Repubblica a a Peshawar, ma che si trovava al seguito delle truppe del Regno Unito nella provincia di Helmand. Il giornalista, nato a Karachi, possiede la doppia cittadinanza italiana e svizzera, ma al momento del sequestro avrebbe avuto con sé il solo passaporto italiano.

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