È raro leggere un libro così intensamente politico come Italia - i mali che tuttora affliggono il Bel Paese di Giglio Reduzzi (St. Paul Press, Dallas, Texas, 2010). Raro e «controcorrente» tanto che sotto le note di Copyright compare l'avvertenza: «Le opinioni espresse non sono necessariamente quelle della St. Paul Press». Per capire si vada a pag. 85 dove l'autore racconta del piccolo centro del Canada dove trascorre l'estate e dove i giornali e la Tv non parlano dell'Italia se non per imprese di Mafia o del privato di Berlusconi. Là la gente se dice «Roma» pensa al Papa non ad Alemanno, Napolitano è ignoto, Pavarotti amato. «È un bene che l'informazione si occupi poco di noi - sostiene l'autore -. Se la famiglia incontrata da mio figlio in Labrador ci avesse conosciuto secondo i Media non gli avrebbe dato subito le chiavi di casa».
Un libro «controcorrente» con un'analisi di mali d'Italia antichi, ma attuali, come il clientelismo (risalente ai Romani), come la corsa al posto pubblico «ben pagato e poco impegnato». Su questa ignavia atavica un ricordo di Andrea Agoston, amico ungherese del Reduzzi. In piena guerra fredda fuggì in Italia e si presentò di primo mattino alla stazione di confine dei carabinieri per farsi arrestare (prassi per aprire la pratica d'asilo politico). Gli dissero: «Ripassi nelle ore d'ufficio» (e in Ungheria la polizia arrestava di notte le persone per essere sicura di trovarle). Reduzzi è stato per trent'anni export manager di tre importanti società italiane: in Iraq, anni settanta, con l'Italia tra i maggiori acquirenti del petrolio iracheno ma per la Farnesina «sede d'ambasciata disagiata», per cui questa nulla faceva per il commercio; a Pechino, dove dal 1986 all'88 l'Italia esportava prodotti militari sulla scia di Francia e Gran Bretagna. Ci fu allora una Mostra con tre Padiglioni, di cui l'italiano, diversamente dal francese e dall'inglese, restò sguarnito senza presenza d'ambasciatore, impegnato a portare visitatori alla Grande Muraglia. In questa nostra disattenzione per gli affari «l'outsider» Berlusconi - per Reduzzi - sarà l'unico dopo De Gasperi ad essere citato come Statista nei libri di Storia.
La Sinistra italiana (il Pci) quando nel 1989 crollò il muro di Berlino aveva sezioni in tutti i comuni con un patrimonio immobiliare da fare invidia alle Poste, ma non sapendo trovare alternative così redditizie, cambiò il nome in Pds, lasciando tutto inalterato.
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