Antifascista e anticomunista, quindi perseguitato

M ario Pannunzio: «ignorato in vita come figura minoritaria e quindi trascurabile agli occhi dei più» ma «esaltato in morte persino da coloro che si erano preoccupati, come osservò Marco Pannella, di non far conoscere al Paese la sua grandezza». Così scrive Pier Franco Quaglieni, direttore generale del Centro Pannunzio di Torino, nell’introduzione di Mario Pannunzio. Da Longanesi al Mondo (Rubbettino), volume collettivo edito in occasione del centenario della nascita del fondatore del Mondo. In effetti negli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative editoriali e non, recentissima è l’uscita del Pannunzio (Mondadori) di Massimo Teodori.
Il nuovo volume ha l’intento dichiarato di illuminare alcune zone rimaste parzialmente oscure della intensa attività intellettuale del giornalista liberale. A partire dall’avventura (pericolosa) di Risorgimento liberale, ricostruita nel saggio di Mirella Serri. Pannunzio ne fu codirettore con Arrigo Benedetti in anni caldissimi e disperati, quelli fra il 1943 e il 1947. Le inchieste senza paraocchi su Pola e Trieste, sui prigionieri italiani in Unione Sovietica, sui reduci, sull’oro di Dongo e la regolare denuncia degli omicidi politici commessi nel biennio 1946-1947 erano un pugno nello stomaco del Partito comunista italiano. Risorgimento liberale, scrive Serri, vide le copie bruciate, le sedi assaltate e devastate. Rubo una citazione all’articolo breve ma intenso di Pierluigi Battista. «Il guaio di molte persone antifasciste - scriveva George Orwell - è di non voler essere coerentemente antitotalitarie». Pannunzio, invece, quella coerenza l’ebbe e la conservò sempre. Fu quindi «intransigente antifascista e antitotalitario, antifascista e anticomunista» (Battista) contestando l’equazione propagandistica che faceva coincidere comunismo e antifascismo. Risorgimento liberale diede quindi voce agli antifascisti cattolici, socialisti, indipendenti.
La chiusura al comunismo proseguirà sulle pagine del Mondo da lui fondato nel 1949 e diretto fino al 1966. Allo storico settimanale, punto di riferimento del liberalismo italiano, sono dedicate molte pagine. Piace ricordare la collaborazione con Benedetto Croce, illustre recensore proprio di 1984 di Orwell. Senza appello il giudizio per le utopie collettiviste, definite «contro la natura umana». Ma piace anche ricordare la passione di Pannunzio per il Risorgimento, vero collante della nazione (altro che la Resistenza). E la passione per alcuni scrittori, in particolare Alessandro Manzoni. Pannunzio volle essere sepolto insieme con una copia dei Promessi sposi.



Il libro a cura di Pier Franco Quaglieni Mario Pannunzio. Da Longanesi al Mondo viene presentato oggi alle ore 18, alla Libreria Dante Alighieri di Fogola (Piazza Carlo Felice, 15, Torino). Intervengono: Ugo Finetti, Fernando Mezzetti e Carola Vai. Coordina Anna Ricotti.

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