LAntitrust condivide lobiettivo degli interventi urgenti a sostegno delle banche ma chiede, in assenza di unautoriforma del sistema bancario e finanziario italiano, il varo di norme volte a una maggiore trasparenza negli intrecci personali e azionari degli istituti di credito e nel ruolo delle fondazioni, oltre a invocare una maggiore chiarezza nella norme anticrisi che hanno posto un tetto ai tassi sui mutui e modificato la commissione di massimo scoperto nei conti correnti.
In una segnalazione alle autorità legislative (Senato e Camera) al governo e alle autorità di controllo (Banca dItalia e Consob) lAntitrust fa il punto sulla situazione del sistema finanziario italiano riassumendo i risultati dellindagine conoscitiva sulla «corporate governance» di banche e assicurazioni chiusa a fine anno e i cui risultati sono stati diffusi il 10 gennaio. Mentre sono ancora in via di definizione fra Abi e governo i dettagli sui Tremonti-Bond e alcuni banchieri, primo fra tutti lad di Unicredit Alessandro Profumo, non ne hanno escluso lutilizzo, lAntitrust condivide che «priorità improrogabile del governo» sia emanare misure contro la crisi, in linea peraltro con gli interventi in diversi Paesi, ma ammonisce come per far ritornare la fiducia sul sistema finanziario italiano occorrano interventi per sciogliere i nodi storici che lo caratterizzano. LAutorità guidata da Catricalà respinge quindi le opinioni di chi vorrebbe, in presenza di una crisi di tale portata, rifugiarsi in un sistema chiuso e protetto.
Lintervento pubblico a sostegno delle banche «deve essere inserito alla luce della specifica realtà italiana, nellambito di misure volte a realizzare radicali cambiamenti nella governance». I punti su cui intervenire, secondo lAntitrust, sono quelli noti e più volte denunciati: «Gli assetti di governance (governo societario), lampia diffusione di legami azionari e personali fra concorrenti soprattutto laddove creano nuclei stabili e intrecci non chiari tra soggetti finanziati e soggetti finanziatori, la scarsa trasparenza nelloperato di alcuni centrali azionisti» come «il ruolo essenziale ma non sempre chiaro delle fondazioni».
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