Antologia Brividi freddi da Hawthorne a Lovecraft

Loro certo non corrono il rischio di essere banalmente anticonformisti. Perché conoscono bene i recessi inconfessabili dell’animo umano e, oltre a quelli, le maschere grottesche con cui il Buono si atteggia a Cattivo. Anche sotto Natale, la festa della purezza e dei sentimenti puliti. «Loro» sono gli autori ben noti che, in Nero Natale (Einaudi, pagg. 194, euro 16) offrono saggi «da brivido» di prose affascinanti. Sono, in ordine di apparizione: Nathaniel Hawthorne, Amelia B. Edwards, Robert Louis Stevenson, Giovanni Pascoli, Frank L. Baum, Arthur Conan Doyle, Saki, Agatha Christie e Howard Phillips Lovecraft (nella foto). Così si dispiegano sotto i nostri occhi una rituale cena di disperati, un fantasma che viaggia in treno, un assassino travolto dal senso di colpa, una madre snaturata, una cricca che rapisce Santa Claus, un furto complicato, la morte di una nobile decaduta a serva, un giallo con al centro una pietra preziosa, una discesa agli inferi. Camei maligni incastonati dalle parti del 25 dicembre e che, proprio per questo, acquisiscono maggior efficacia, maggiore pathos.

E se il Pascoli dark di Il ceppo è una singolare scoperta che vibra sulla stessa lunghezza d’onda del Banchetto di Natale di Hawthorne e del Markheim di Stevenson, il delirio lovecraftiano sprofonda come di consueto nelle sabbie mobili dell’occulto. Dove la Natività muore nell’antico rito di Yelutide.

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