«Una tragedia nata dalla nuova povertà». Ecco come Alessandro Leopizzi, pm di Grosseto sintetizza un delitto finalmente risolto. Quello di Silvana Abate, 72 anni, trovata morta il 10 luglio nella sua villa di Arcidosso. Tre elementi hanno incastrato lassassino: una telefonata, unimpronta digitale e lesame del Dna. In galera è finito Aldo Staiani, 27 anni, professione cuoco in un convitto di studenti. Il giovane, originario di Carmiano (Lecce) e residente ad Arcidosso, un lavoro come cuoco, ha confessato. Aveva problemi di soldi, per questo aveva deciso di commettere il furto nella villa di Silvana Abate. La vittima lo ha scoperto e voleva denunciarlo.
«Lui era disperato - spiega Marco Picchi, uno dei suoi difensori -. Dopo avere implorato la donna di non rovinarlo e cercato di impedire che telefonasse ai carabinieri, cè stata una colluttazione, non ha capito più nulla e lha colpita fino a provocarne la morte. «Lidea del furto - aggiunge lavvocato - nasce dallabituale difficoltà di arrivare a fine mese del mio cliente, incensurato, sposato, con un figlio di due anni e mezzo, un altro in arrivo, incensurato. Una famiglia monoreddito, un stipendio di poco più di mille euro di cui oltre 400 se ne andavano per laffitto».
Punto di partenza delle indagini sono stati i tabulati telefonici. Si è scoperto che la vittima, il giorno prima del delitto, era stata chiamata a casa da una cabina pubblica di Arcidosso, apparecchio dal quale poco prima era partita anche una telefonata per casa Staiani.
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