«Aperitivo in concerto» riparte con Järvi e l’Absolute Ensemble

Questa mattina l’incontro è tutto dedicato a Frank Zappa, scomparso dodici anni fa

Franco Fayenz

Questa mattina alle 11, al Teatro Manzoni, Aperitivo in Concerto inizia la sua ventunesima stagione che prevede fino al 13 marzo 2006 undici appuntamenti di varia musica contemporanea, tutti di alta caratura. L’inaugurazione è affidata all’Absolute Ensemble diretto da Kristjan Järvi, estone di nascita, figlio d’arte e americano di adozione.
Il concerto è dedicato a Frank Zappa. È una scelta intelligente e opportuna, tanto più che non c’è alcuna celebrazione che l’abbia suggerita. Zappa avrebbe oggi 65 anni, un semplice dato anagrafico che pochi ricordano; e dodici anni dalla morte non fanno ricorrenza.
Il grande compositore, direttore, chitarrista e cantante di Baltimora (che in realtà si chiamava Francis Vincentz), con la sua capacità di accostare rock, jazz, pop e musica atonale, ha propugnato la trasversalità fin dalla fondazione, nel 1964, delle sue Mothers of Invention. Proprio per ciò merita di essere rivisitato, specie da una stagione come Aperitivo in Concerto che della trasversalità ha fatto la propria bandiera. Nella prossima estate si ascolterà in Italia anche la Zappa Family a cura di BarleyArts: sarà un’altra buona opportunità di immersione nel mondo zappiano.
A un autore come Zappa, che nel corso della carriera - «dal commercio all’arte», sta scritto nel programma di sala - è diventato progressivamente inclassificabile, è giusto che corrisponda un interprete anch’egli inclassificabile. Tale è Kristjan Järvi, direttore e fondatore nel 1993 dell’Absolute Ensenble. Nel suo assetto attuale, è un gruppo da camera di una ventina di elementi, nei quali i fiati prevalgono sugli archi, con tre solisti d’eccezione: il tastierista inglese Django Bates e i due ex zappiani Napoleon Murphy Brock, voce e sassofoni, e Mike Keneally alla chitarra elettrica.
Ma torniamo a Järvi. L’Ensemble che ha riunito mostra di proposito, nei confronti della musica contemporanea, un atteggiamento onnivoro che abbraccia l’avanguardia accademica, il rock, il jazz e la cosiddetta world music. Basti citare soltanto alcuni dei musicisti con i quali ha collaborato o collabora, come James Morrison, Anne Akiko Meyers, Lew Soloff, Dave Taylor, Dhafer Youssef, Paquito D’Rivera e Peter Erskine.
Järvi è considerato un personaggio musicale bifronte, in bilico tra una forte passione per il nuovo, le espressioni futuribili e il rispetto per il passato: tanto è vero che di recente è stato nominato direttore principale della Tonkustler Orchestra di Vienna. Il New York Times lo definisce «un direttore di tecnica eccellente e di presenza scenica cinetica (...), il cui sorriso malizioso sembra suggerire come egli si diverta un mondo a sfidare le categorizzazioni».
Da un siffatto interprete ci si può attendere la più convincente e proficua reillustrazione di un compositore fertile e poliedrico come Zappa.

Il quale, proprio perché non classificabile (egli stesso teneva a mettere in risalto la sua fondamentale «non appartenenza») tende ad essere trascurato dai mezzi di comunicazione di massa con conseguenze intuibili e quanto mai immeritate. Il programma del concerto al Teatro Manzoni prevede una gran copia di brani brevi, fra i quali ci sono autentici capolavori della piccola forma, arrangiati soprattutto da Charles Colson e da Gene Pritsker.

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