Apocalypto, i ragazzi nelle sale: «Sono più violenti i videogiochi»

Fuori dai cinema nel primo giorno di proiezione del film di Gibson

da Roma e Milano

Ieri è stato l’Apocalypto-day. Dopo la presa di posizione del ministro Francesco Rutelli che ha invitato gli esercenti a sconsigliare ai minori di vedere il film di Mel Gibson sul popolo dei Maya, nonostante la commissione cinema non abbia posto alcun limite di età, c’era molta attesa per le prime proiezioni nelle sale. Per osservare come si sono comportati i proprietari dei cinema e i ragazzi su cui tanto si è puntata l’attenzione (il divieto, nel caso fosse stato deciso, si sarebbe rivolto ai minori di 14 anni), siamo andati a chiedere il parere degli spettatori «freschi di visione» a Milano e Roma. Nella capitale i giovanissimi sono pochi, la giornata di sole di questo venerdì li ha forse indotti a scegliere le vie del centro più che il buio della sala. All'ingresso è affissa la nota congiunta dell'Anec, l'associazione degli esercenti, e della direzione che, d'intesa con il ministero per i Beni e le attività culturali «consigliano la visione di Apocalypto ai minori di anni 14 anni, solo se accompagnati da adulti». Le osservazioni in merito, manco a dirlo, sono le più disparate.
Al multisala romano di piazza Barberini il primo spettacolo è alle 10.30 e il pubblico è di una ventina di persone, tra cui nessun minorenne. All'uscita dalla proiezione del primo pomeriggio - nella sala, da 299 posti, un'ottantina di persone, meno di una decina i minori - incontriamo invece Enrico, 12 anni, che esce soddisfatto accompagnato dalla madre e ben informato sul polverone di polemiche che hanno preceduto il debutto del film. «Non mi sembra così forte da vietarlo - commenta il bambino -. A volte i videogiochi e la playstation sono molto più violenti e io non mi sono impressionato affatto». Paolo, 15 anni, è dello stesso parere. «Non sarebbe giusto vietarlo. All'estero secondo me hanno proprio toppato a mettere il divieto!». Tra gli adulti c'è poi chi, come il trentanovenne Claudio Assandri, artista e ricercatore romano, lo ha apprezzato («un ottimo sforzo di rappresentare la realtà, nuda e cruda, di una cultura già in declino e con una religione dai rituali sanguinari») ma concorda sull'opportunità che i minori siano accompagnati. «Non direi sia da vietare - aggiunge - se ne vedono di tutti i colori e perfino la playstation, per esempio il gioco Gta, è più violenta. Qui invece la ferocia è in una cornice storica e ha un perché».
Altri invece, come il noto attore romano Claudio Santamaria, sono rimasti delusi dall'eccessiva violenza e da alcune scene un po' troppo cruente: «Sembra di vedere Rambo o un poliziesco in mezzo alla giungla - commenta l'interprete di Romanzo criminale e con un piccolo ruolo anche in Casino Royale, proiettato proprio nelle sala accanto -, mi pare adolescenziale, gli indigeni descritti da Malick erano ben altra cosa. Vietarlo? Io lo vieterei a tutti». Di parere opposto Martin Gallegos, 42 anni, messicano: «È un inno alla vita, trasmette un messaggio profondo e mi è piaciuto molto - racconta - però lo vieterei ai minori di 18 anni: scorre tanto sangue». Perplessa la sua amica texana Patricia Tinajero: «Gibson mi piace ma... da uno a dieci, in questo caso gli darei tre. Troppa violenza, che senso ha?».
Più soddisfatti, almeno i primi da noi raggiunti, sono sembrati invece gli spettatori milanesi. Anche all'entrata dell'Apollo MultiCinema era affisso il cartello chiesto da Rutelli in accordo con gli esercenti. Le scene di violenza non hanno impressionato più di tanto ieri pomeriggio i primi spettatori, tutti comunque al di sopra della fatidica soglia dei 14. «È una violenza iperbolica, irreale», ovvero «da cartone animato». Altri aggiungono: «È un film d'azione, il classico film d'inseguimento, con l'eroe che corre, corre, corre... per due ore». Nulla a che vedere con pellicole horror tipo Saw-L'enigmista o Hostel, dove «il sangue scorre e la violenza è del tutta gratuita». Ovviamente non manca il pignolo che fa notare che «i Maya avevano delle conoscenze astrologiche raffinate, avrebbero sicuramente previsto l'eclisse che compare a un certo punto nel film e gli spagnoli sono arrivati secoli dopo l'epoca narrata». A colpire un altro invece «la recitazione, le scenografie, le luci... tutto perfetto, come un sogno di grande impatto». Un parere che fa il paio con quello di chi si sente «ancora sotto shock, ma in senso positivo, per l'imponenza delle immagini, della ricostruzione storica». Insomma Apocalypto non dovrebbe turbare i sogni dei maggiorenni, ma gli interpellati avrebbero portato con sé uno spettatore sotto i 14? «No, comunque sono immagini troppo forti» anche se «Forse è peggio quello che passa in tv a tutte le ore...».

Infine, non è mancato chi si è fatto scoraggiare dalla scelta di Gibson di girare il film in lingua originale, come già fece per The Passion: «È doppiato?» chiedeva un ignaro spettatore. Che alla risposta negativa del cassiere preferiva non tentare nemmeno l'esperienza.

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