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Appello del Papa: rinviata l’esecuzione dei tre cattolici

Li avevano condannati a morte per avere partecipato a sanguinosi scontri con musulmani, ma nessun islamico era stato incriminato

da Città del Vaticano

Concedere «un gesto di clemenza su basi umanitarie»: questa è stata la richiesta di papa Benedetto XVI in favore dei tre cattolici condannati a morte in Indonesia. E in effetti, a poche ore dalle fucilazioni previste per le 00.15 di ieri, ora locale, il plotone d’esecuzione, almeno per il momento, è stato bloccato. La fucilazione di Fabianus Tibo, Dominggus da Silva e Marinus Riwutre, accusati per gli scontri religiosi tra cristiani e musulmani avvenuti fra il 1998 e il 2001 a Poso, nell’arcipelago delle Sulawesi, è stata sospesa «in extremis» di almeno una settimana. Negli scontri di Poso del 2001 morirono centinaia di musulmani. Ma nessun seguace del Corano è stato processato per questa guerra di religione nella quale ci furono anche numerose vittime fra i cristiani.
L’annuncio del rinvio lo ha dato il generale Sutanto, capo supremo della polizia subito dopo un incontro del presidente della Repubblica, Susilo Yudhoyono, con ministri, capi militari cui ha partecipato anche Sutanto, il quale ha detto che la decisione è legata al fatto che «l’intera società indonesiana è ora impegnata nei preparativi per il 61° anniversario dell’indipendenza, il 17 agosto». Per questa ragione, ha aggiunto il generale, la condanna sarà eseguita tre giorni dopo, il 20 agosto. L’opinione più diffusa è però che l’esecuzione sia stata rimandata per l’appello di Benedetto XVI, che si era rivolto al presidente indonesiano e per le pressanti richieste della diplomazia internazionale, di rappresentanti di altre chiese.
Non può non aver influito l’accorato appello rivolto da Benedetto XVI al presidente della Repubblica indonesiana. Il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, aveva inviato ieri a Yudhoyono un telegramma in cui invocava a nome del Pontefice «per motivi umanitari e alla luce della particolarità del caso» un «atto di clemenza» a favore dei tre cattolici.
La voce del Papa si è levata nella speranza che il presidente potesse concedere la grazia o comunque bloccare le esecuzioni e far riaprire il processo. Già in precedenza, Benedetto XVI aveva espresso la sua solidarietà verso i tre condannati a morte. Negli ultimi giorni c’erano poi stato gli appelli della Comunità di Sant’Egidio, del presidente dell’Associazione delle Chiese protestanti e di ulema. Contemporaneamente migliaia di persone manifestavano nella provincia indonesiana di East Nusa Tenggara, a maggioranza cattolica, chiedendo la riapertura di un «processo ingiusto».


L’agenzia di stampa dei missionari AsiaNews ha riferito che uno dei tre condannati, Fabianus Tibo, si era rivolto al capo dello Stato denunciando il sistema legale indonesiano, «che condanna a morte tre innocenti contadini, che hanno solo offerto aiuto alle vittime cattoliche delle violenze e risparmia invece la vita a criminali che hanno stuprato, ucciso e rubato durante quei tragici eventi».

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