Gli applausi di D’Alema «Ha fatto un bel gesto»

da Roma

«Un bel gesto, evitiamo di strumentalizzare il Papa, una volta tanto Berlusconi ha fatto una cosa buona». Massimo D’Alema apprezza la scelta del presidente del Consiglio di non andare in udienza dal Papa insieme agli altri leader del Partito popolare europeo. Una decisione che evita ulteriori polemiche italiane e restituisce al vertice del Ppe la sua dimensione naturale.
Gongola in ogni caso Antonio Tajani, di cui par certa la rielezione a vicepresidente del Ppe nel congresso di fine mese. Era stato lui, un anno fa a Bruxelles - quando non era ancora stata fissata la data delle elezioni politiche in Italia - a proporre Roma come sede dell’appuntamento. Che i tedeschi volevano a fine marzo, visto che proprio in quella data ricorre il trentennale della fondazione del partito popolare europeo.
Così, a soli 9 giorni dal voto, ecco che Forza Italia, Udc e Mastella (la Margherita ha lasciato il campo da un po’, approdando tra i liberali, mentre la Svp ha il rango di osservatore) divengono protagonisti di spicco della scena politica. Tajani ieri contestava le polemiche sulla visita al Papa: «Non capisco visto che da sempre, ogni qual volta si riunisce a Roma una nostra delegazione, si è chiesto e ottenuto una udienza col Pontefice. E non capisco perché non avremmo dovuto farlo stavolta». Del resto, se forse è vero che qualcuno nella capitale italiana si è mosso per facilitare l’appuntamento in Vaticano, è altrettanto vero che a sollecitarlo è stato il tedesco Poettering, presidente dell’eurogruppo parlamentare, con richiesta formale indirizzata al pontefice bavarese già alcuni mesi or sono. «Una tradizione cui non siamo mai mancati» confermano nella sede del capogruppo a Bruxelles.
E così, molto probabilmente mercoledì 29, vigilia dell’apertura del congresso, una delegazione del Ppe composta da circa 200 persone sarà ricevuta da Benedetto XVI. Possibile - ma al momento non è dato saperlo - che con loro possano recarsi in Vaticano altri leader popolari la cui presenza è certa nella due giorni congressuale. Angela Merkel, cancelliere federale, potrebbe essere della partita. Forse anche Kohl e Aznar. Più difficile che anticipino il loro arrivo rispetto al previsto (30 marzo) il premier greco Karamanlis, quello olandese Balkenende, quello austriaco Schuessel e altri ancora.
Quanto al congresso - che si terrà all’Hilton - già scontata la rielezione del belga Martens alla presidenza e dello spagnolo Lopez Isturiz alla segreteria (così come la vicepresidenza per Tajani, chiesta formalmente da Berlusconi, per il quale è a favore l’Udc e anche Mastella potrebbe votare) il clou dell’appuntamento è previsto per il 31 quando, sfrondati gli emendamenti che proprio da oggi si discutono a Bruxelles, sarà votata la «carta di Roma», manifesto politico-programmatico del Partito popolare europeo.


La sera precedente, cena di gala per il 30° anniversario del partito offerta da Berlusconi, presenti gli 11 premier del partito popolare che governano in Europa e tutti i segretari delle forze politiche che vi si richiamano (esclusi i conservatori inglesi che sono associati nel gruppo ma non nel partito).
Ospite di riguardo dell’appuntamento, il leader turco Erdogan, la cui formazione politica è osservatrice nel Ppe in attesa che se ne possa discutere l’adesione.

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