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Appuntamenti A Davos pronti al confronto politici ed economisti

Il futuro dell’euro, il sistema finanziario da risistemare, i rischi globali e l’ascesa delle economie emergenti capitanate dalla Cina. Ma anche la politica estera, gli errori dell’Occidente in Afghanistan, la corsa dell’Iran al nucleare e le rivolte in Nord Africa e in Albania. Come sempre, c’è fin troppa carne al fuoco al Forum economico mondiale di Davos. Con circa 2.500 partecipanti, tra top della finanza e dell’industria globale, capi di Stato e organizzazioni internazionali, ma anche musicisti, attori, l’appuntamento servirà almeno a fare da catalizzatore a incontri, scambi di idee, discussioni, confronti sui temi più vasti. Temi che lambiranno la politica italiana: ci saranno il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. Incerta la presenza del governatore di Bankitalia, Mario Draghi. Tante le presenze italiane sul fronte aziendale: si va dalle grandi banche (per Unicredit ci sarà l’ad Federico Ghizzoni) all’energia, con il presidente e con l’ad di Eni Roberto Poli e Paolo Scaroni.

I banchieri, in particolare, rischiano di uscire da vincitori dopo la crisi: infatti poco è stato fatto dalla scorsa edizione, quando i rappresentanti di Wall Street anche qui avevano dovuto difendere i loro bonus stellari di fronte alla richiesta di più regole.

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