Gli arabi all’assalto della Borsa di Londra

Entrano nel Lse il Qatar e il Dubai, che prende il posto della piattaforma Usa. Abu Dhabi compra il 7,5% di Carlyle

da Milano

Più agguerrita che mai, la finanza araba pianta la sua bandiera a Londra e negli Stati Uniti. La giornata di ieri è stata esemplare del nuovo corso: la Qatar Investment Authority e la Borsa di Dubai sono entrate nel Lse, la prima acquistando il 20% del capitale della società e la seconda aggiudicandosi la maggior parte della quota che era detenuta dal Nasdaq. Quest’ultimo, in cambio ottiene praticamente il via libera all’acquisizione dell’Omx, la piattaforma di gestione delle borse nordiche, dove aveva per rivale proprio il Dubai. L’accordo siglato tra Nasdaq e Borsa di Dubai prevede nel dettaglio che la piattaforma araba acquisti il 19,9%% del Nasdaq che a sua volta avrà il 33% di Dubai International Financial Exchange, in seguito denominata Nasdaq Difx. Borsa di Dubai, inoltre, prenderà il 28% di Lse a 14,14 sterline per azione, lasciando alla piazza americana il 3,5 per cento.
Ma a sorpresa, arriva la reazione del Qatar, che oltre alla mossa sulla Borsa di Londra, alza la sua presenza nel capitale di Stoccolma al 9,98% diventando il nuovo rivale del Nasdaq. E nelle stesse ore Mubadala Development, l’agenzia di investimenti di Abu Dhabi, acquista il 7,5% del capitale del colosso di private equity Carlyle Group per 1,35 miliardi di dollari. A tenere banco però è soprattutto Londra: l’accordo raggiunto tra la società di gestione del tabellone elettronico di Times Square e il governo del Dubai suscita molte perplessità alla Casa Bianca, che teme implicazioni per la sicurezza nazionale, ma incassa il plauso dei mercati. Il titolo del London Stock Exchange ha guadagnato il 16,1%, mentre Omx è salito del 7,69 per cento.
«La combinazione porterà alla creazione del più grande network di scambi e di clienti legati dalla tecnologia», ha commentato soddisfatto Bob Greinfeld, presidente e ceo del Nasdaq. Successivamente, il Dubai dovrebbe andare avanti con l’offerta da 230 corone per azione per Omx, che valorizza la società per circa 4 miliardi di dollari, per poi cedere la piattaforma scandinava al Nasdaq, mentre quest’ultimo ritirerà la propria offerta mista in contanti e in azioni.

Ma i piani di Nasdaq e Dubai rischiano di essere spazzati via dal braccio finanziario del Qatar con il suo 9,99% in Omx. Senza dimenticare che le quote dei due Paesi arabi nel Lse sono destinate a diluirsi visto che Londra si avvia a completare la fusione con Borsa Italiana.

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