Gli Arcimboldi modello Scala: sarà una fondazione a gestirli

Sarà costituita da enti pubblici e da privati. Zecchi: ora lo statuto. Regione e Provincia pronte ad affiancare il Comune

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Il teatro degli Arcimboldi sarà gestito da una fondazione partecipata da enti pubblici e privati con il contributo della Scala. Lo ha deciso ieri la giunta di Palazzo Marino, dato che da settembre, con l’avvio della nuova stagione teatrale, la programmazione della Scala tornerà interamente al Piermarini. Le possibilità presentate dall’assessore alla Cultura Stefano Zecchi erano quattro. La concessione a un’azienda che programmasse e gestisse in autonomia il teatro, l’affitto dell’immobile a un gestore teatrale, l’appalto di servizio delle gestione teatrale «rimanendo in capo al Comune la programmazione e la direzione artistica» o la costituzione di una fondazione. Unanimità per la quarta ipotesi.
Primo passo per dar vita alla fondazione sarà la redazione dello statuto. Incaricata una commissione speciale presieduta dal direttore generale del Comune Giorgio Porta. «Mi auguro che il tutto possa partire in tempi molto rapidi - spiega Zecchi -. E che ci possa essere una definizione generale già entro la fine dell’anno. Sicuramente la fondazione è la soluzione che offre le maggiori garanzie per la gestione economica e culturale». Lo statuto, in ogni caso, dovrà poi essere ratificato dal consiglio comunale. «Il modello della fondazione sarà quello della Scala - anticipa Zecchi -. Per cui speriamo di coinvolgere enti pubblici e privati nella gestione». Pur senza dichiarazioni ufficiali, manifesta sicuro interesse la Regione. Che con il governatore Roberto Formigoni, a cui il sindaco Gabriele Albertini aveva addirittura offerto la presidenza della fondazione, ha più volte espresso l’intenzione di fare degli Arcimboldi un teatro regionale. Disponibilità, seppur attraversata da una vena d’ironia, arriva anche da Palazzo Isimbardi che comunica di aver «appreso a mezzo stampa» l’intenzione del Comune di costituire la fondazione, un’«idea ritenuta valida». E aggiunge di «apprendere con la stessa modalità che lo statuto sarà elaborato da una commissione composta da funzionari comunali e presieduta dal direttore generale del Comune Giorgio Porta» e che «l’assessore alla Cultura auspica che la Provincia sia presente nel finanziamento». «È gioco forza che la Provincia di Milano aspetterà il lavoro dei “sommi dotti” del Comune prima di decidere se entrare nella fondazione».
Tutto incerto, dunque, compresi componenti e denaro necessario per entrare nella gestione del teatro da 2.

460 posti che sembra destinato ad ospitare, come recita la delibera, «forme complesse di spettacolo e consentire una programmazione assai differenziata e ampia che spazi dalla danza alla musica classica e contemporanea, alla musica d’autore, al musical, al jazz, al teatro di prosa e all’operetta, ospitando anche grandi e prestigiosi convegni, conventions ed eventi». E, ovviamente, le «opere più famose e amate del grande repertorio della Scala, rivolte soprattutto al pubblico più giovane o più popolare».

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