Arcimboldi Tracy Chapman, una regina voce e chitarra

Schiva, umile, timida e a tratti anche misantropa, tanto che non ha mai goduto di un bel rapporto con la stampa fin dall'esordio datato 1988. Tracy Chapman fa parte di quella schiera non di certo affollata di musicisti a cui non interessano lo «star system», i riconoscimenti istituzionali, la musica intesa come spettacolo fine a se stesso. Infatti, della sua ormai ventennale carriera ci si ricorda soprattutto, oltre che della raffinatissima e modulata voce e del suo talento, delle tematiche di cui i suoi testi sono intrisi: la speranza di un'America e di un mondo migliore, i vividi quadri di trascuratezza della società statunitense nei confronti del popolo afro. Folk, rock, pop, soul e country a sfondo sociale. Approccio (favorito anche dai suoi studi in antropologia) che alla Chapman è valso la partecipazione al celebre tour globale Human Rights Now!, organizzato nel 1988 da Amnesty International, in giro per il mondo per celebrare l'anniversario numero 40 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. E per lei il successo mondiale avvenne proprio quell'anno, con l'uscita del primissimo lavoro, l'omonimo «Tracy Chapman»: da lì in poi il folk americano prese nuova linfa tanto che le ballate della cantautrice ed i suoi testi influenzarono moltissime delle colleghe di generazioni successive.

Questa sera l'afroamericana di Cleveland (Ohio) con origini etiopi e sudanesi suonerà stasera agli Arcimboldi (ore 21, info 02-641142212/214) per il tour europeo che la vedrà girare per ben 21 date tra novembre e dicembre per promuovere il nuovo, atteso lavoro (l'ottavo registrato in studio) «Our Bright Future», giunto dopo tre anni di distanza dal precedente Where You Live e accompagnato dal singolo Sing for you. E Tracy sarà ancora una volta da sola sul palco, con la sua chitarra, a cantare le speranze dei più bisognosi.

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