«Nella short list dei candidati a insediarsi nel polo della Fiat, a Termini Imerese, ci sono novità. Domani presenterò i nomi, che ora sono più di cinque, al ministro Paolo Romani e al governo. È stato un parto non facile». Come previsto Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia, l’Agenzia impegnata al fianco del governo per generare i meccanismi di crescita sul territorio, con particolare attenzione al Sud, è pronto a fornire all’esecutivo la scrematura delle offerte arrivate per l’area siciliana. A quelle di Simone Cimino, Gian Mario Rossignolo (basate sulla realizzazione di auto), Map (stampi per lamierato), Ciccolella (serre) ed Einstein Multimedia (produzioni tv), si è aggiunta quella di una multinazionale del settore manifatturiero non riguardante, però, l’automotive.
Diceva un parto non facile. Perché?
«È stata una procedura nuova. E il governo aveva il ruolo di promotore della ricerca di una soluzione a favore di un’area molto svantaggiata del Paese, allo scopo di mantenere l’occupazione e valorizzare il polo».
Ha pesato anche l’assenza prolungata di un ministro preposto, dopo le dimissioni di Claudio Scajola?
«Invitalia aveva ricevuto proprio da Scajola questo incarico. Non ci sono stati problemi ai fini del rapporto con i mercati. A risentirne sono forse state le imprese, per le quali l’assenza di un ministro allo Sviluppo economico poteva significare la mancanza di garanzie».
Per il polo che la Fiat dismetterà alla fine del 2011 l’interesse non è comunque mancato.
«È stato complessivamente accettabile. Ritengo, a questo punto, che sia la dimostrazione che quando si promuove un percorso virtuoso e attento, anche nel Sud le aziende possono trovare la convenienza a insediarsi».
Proposte anche dai Paesi emergenti?
«Il bando internazionale ha interessato tutti i Paesi che investono, anche se le attenzioni dimostrate non sempre sono sfociate in progetti concreti. È difficile per queste realtà capire la convenienza di investire nel Sud Italia. Permangono ancora barriere d’informazione e pregiudizi».
Si erano fatti avanti anche i cinesi.
«Una casa automobilistica (Tai He di Hong Kong, ndr )
in joint venture con un’azienda italiana. Ma poi ha abbandonato».
Che cosa accadrà ora?
«Nella lista di Invitalia ci sono i piani d’impresa su cui il governo si esprimerà. Quindi, lavoreremo sui pacchetti agevolativi che Stato e Regione metteranno a disposizione».
Quando dalle parole si passerà ai fatti?
«Penso che per il primo trimestre 2011 si possa operare in questa direzione».
E il progetto di suddividere l’area in più aziende?
«L’auspicio è immaginare che l’area continui a produrre auto e avere intorno ulteriori attività».
Si sente di rassicurare gli operai siciliani?
«La salvaguardia dei posti di lavoro è il primo obiettivo che ci siamo posti. Quando il tutto andrà in porto anche il problema occupazionale sarà risolto».
L’atteggiamento della Fiat?
«Ha collaborato, collabora e sono certo che continuerà a farlo».
Il nodo degli investimenti esteri nel nostro Paese.
«Ci occupiamo di attrarli.Quest’anno Invitalia ha concorso all’insediamento di dieci nuove imprese, per lo più cinesi.
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