Arcuri: "Per la Fiat di Termini soluzione entro marzo"

Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia, l’Agenzia impegnata al fianco del governo per generare i meccanismi di crescita sul territorio, con particolare atten­zione al Sud, è pronto a fornire all’esecutivo la scrematura delle offerte arrivate per l’area siciliana

«Nella short list dei candidati a insediarsi nel polo della Fiat, a Termini Imerese, ci sono novità. Domani presenterò i nomi, che ora sono più di cinque, al ministro Paolo Roma­ni e al governo. È stato un parto non facile». Come previsto Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia, l’Agenzia impegnata al fianco del governo per generare i meccanismi di crescita sul territorio, con particolare atten­zione al Sud, è pronto a fornire all’esecutivo la scrematura delle offerte arrivate per l’area siciliana. A quelle di Simone Cimino, Gian Mario Rossignolo (basate sulla realizzazione di auto), Map (stampi per lamierato), Ciccolella (serre) ed Einstein Multimedia (produzioni tv), si è aggiunta quella di una multinazionale del settore manifatturiero non riguar­dante, però, l’automotive.
Diceva un parto non facile. Perché?
«È stata una procedura nuova. E il governo aveva il ruolo di promotore della ricerca di una soluzione a favore di un’area molto svantaggiata del Pae­se, allo scopo di mantenere l’occupa­zione e valorizzare il polo».
Ha pesato anche l’assenza pro­lungata di un ministro preposto, dopo le dimissioni di Claudio Scajola?
«Invitalia aveva ricevuto proprio da Scajola questo incarico. Non ci so­no stati problemi ai fini del rapporto con i mercati. A risentirne sono forse state le imprese, per le quali l’assen­za di un ministro allo Sviluppo eco­nomico poteva significare la man­canza di garanzie».
Per il polo che la Fiat dismette­rà alla fine del 2011 l’interesse non è comunque mancato.
«È stato complessivamente accet­tabile. Ritengo, a questo punto, che sia la dimostrazione che quando si promuove un percorso virtuoso e at­tento, anche nel Sud le aziende pos­sono trovare la convenienza a insediarsi».
Proposte anche dai Paesi emergenti?
«Il bando internazionale ha interessato tutti i Paesi che investono, anche se le attenzioni dimostrate non sempre sono sfociate in progetti concreti. È difficile per queste real­tà capire la convenienza di investire nel Sud Italia. Perman­gono ancora barriere d’informazione e pregiudizi».
Si erano fatti avanti anche i cinesi.
«Una casa automobilistica (Tai He di Hong Kong, ndr ) in joint venture con un’azienda italiana. Ma poi ha ab­bandonato».
Che cosa accadrà ora?
«Nella lista di Invitalia ci sono i piani d’impresa su cui il governo si esprimerà. Quindi, lavoreremo sui pacchet­ti agevolativi che Stato e Regione metteranno a disposi­zione».
Quando dalle parole si passerà ai fatti?
«Penso che per il primo trimestre 2011 si possa opera­re in questa direzione».
E il progetto di suddividere l’area in più aziende?
«L’auspicio è immaginare che l’area continui a produr­re auto e avere intorno ulteriori attività».
Si sente di rassicurare gli operai siciliani?
«La salvaguardia dei posti di lavoro è il primo obiettivo che ci siamo posti. Quando il tutto andrà in porto anche il problema occupazionale sarà risolto».
L’atteggiamento della Fiat?
«Ha collaborato, collabora e sono certo che continue­rà a farlo».
Il nodo degli investimenti esteri nel nostro Paese.
«Ci occupiamo di attrarli.Quest’anno Invitalia ha concor­so all’insediamento di dieci nuove imprese, per lo più cine­si.

L’Italia è indietro nella classifica degli investimenti diretti e più avanti quando dall’estero arrivano per comprare una delle nostre realtà. I problemi principali da superare? Buro­crazia e assenza di certezze sui tempi d’investimento».

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