Roma

Via Ardeatina, ecco la fermata della vergogna

Fermata bus 218, catacombe di San Callisto, via Ardeatina: niente pensilina, niente marciapiede, strisce arancioni sbiadite, nessun attraversamento pedonale sicuro. A darci il benvenuto è un omone che con tutta calma accosta la sua station wagon a bordo strada, scende, si cala i jeans e fa pipì rivolto al folto delle acacie che dal dorso della collinetta scendono giù oscurando anche l’unico filo d’illuminazione pubblica. Poi se ne va, come se niente fosse. La palina gialla mezza sbilenca è praticamente a ridosso dell’asfalto, accanto un’enorme pietra e un cassonetto. Chi aspetta deve farlo in mezzo alla strada, oppure tentando di abbarbicarsi sulla vegetazione alle spalle. Su largo dei martiri delle Fosse Ardeatine, appena di fronte, dov’è l'altra fermata in direzione Cecchignola-Porta San Giovanni la situazione non è migliore: fino alle 17, quando chiudono le catacombe, resta aperto un chiosco di bibite e panini. Poi è il deserto: solo auto e scooter che sfrecciano da via delle Sette Chiese. E il buio. Se piove, meglio non parlarne. Quando l’autobus finalmente arriva un gruppetto di turisti tedeschi in attesa da minuti interminabili, applaude. «Non si stupisca - dice una signora sulla cinquantina, in mano la borsa della spesa - qui ne accadono di tutti i colori». Già. Del resto eravamo stati avvisati. Da una lettera inviata al direttore e pubblicata ieri a pagina 43. Dal titolo eloquente «Quella fermata di un bus da paura» e con un incipit altrettanto efficace e lapidario: «Vergogna!». Vergogna per quegli amministratori che obliterano ogni giorno un biglietto da visita così irrispettoso della Città Eterna. Vergogna perché per migliaia di pendolari, studenti, casalinghe e pensionati muoversi ogni giorno coi mezzi pubblici a Roma è come affrontare un corso di sopravvivenza, quasi giocare a testa o croce col destino. Com’è accaduto a Giovanna Reggiani, la donna aggredita e uccisa alla stazione di Tor di Quinto. Della fermata del 218, scrive il lettore, «se ne parlerà solo quando ci scapperà il prossimo morto». Ma di fermate «da paura» la Capitale è piena zeppa. Strade e marciapiedi del degrado sono sotto gli occhi di tutti. In centro come in periferia. Nelle zone bene, come nelle borgate dei palazzoni. «Cosa volete che interessino il decoro e la sicurezza in un territorio municipale ridotto sempre più a uno stato di totale degrado e abbandono?», si domanda sconsolato il lettore. E ha ragione da vendere. Basta percorrere meno di un chilometro dalle catacombe di San Callisto per trovarsi di fronte l’ennesimo desolante spettacolo.

Benvenuti a piazza dei Navigatori, sulla via Cristoforo Colombo, stazione dei taxi e importante snodo per numerosi bus che in appena dieci minuti sono già all’interno della Ztl: cala la sera ed è già terra di trans e prostitute.

Commenti