Arisa, Marco Carta e Karima I talenti sbocciano a scuola

La vincitrice delle "promesse" da SanremoLab, il trionfatore del Festival e l'italoaraba da "Amici"

Arisa, Marco Carta e Karima 
I talenti sbocciano a scuola

Sanremo - Massì, la musica è cambiata. E fateci caso: tutti o quasi i volti emergenti del pop negli ultimi tempi sono stati allenati, plasmati e lanciati con un metodo che una volta manco esisteva. Per dirla tutta, il modello Marco Carta si è imposto senza se e senza ma. Spieghiamoci. Il nuovo talento del 2008 è stato Leona Lewis, una ex barista di Londra che ha avuto la fortuna di vincere uno show televisivo, X Factor, e poi è diventata la popstar numero uno grazie a una canzone che ha fatto il giro del mondo tra gli applausi, Bleeding love. Tanto per dire, lei ha appena cantato per Obama.

In Italia poi lo sappiamo tutti. La rivelazione dell’anno è stata Giusy Ferreri, esplosa pure lei a X Factor che ha indovinato due brani maiuscoli, Non ti scordar mai di me e Novembre. C’è qualcuno che non li ha ascoltati almeno una volta? Lei è stata la combinazione perfetta di talento, fortuna e progettualità che potrà far storcere la bocca a qualcuno ma è la nuova frontiera della musica che ci aspetta dietro l’angolo. Una volta, diciamola tutta, ai cantanti bastavano una bella canzone e una voce almeno discreta per poter arrivare al cuore di tutti. Ora non è più così e non c’entrano tutte quelle fregnacce che piace raccontare: la superficialità dei nuovi talenti, la vacuità degli ascolti, il disinteresse progressivo e terribile per i testi che una volta erano essenziali e letterari mentre ora sarebbero superficiali e risibili. In realtà, cari signori, la musica è cambiata, tutto qui. Qualcuno può sostenere che Karima, una delle rivelazioni di Amici non abbia le carte in regola per diventare una star? E se Marco Carta prende un milione e mezzo di voti nello show di Maria De Filippi e sette mesi dopo sbanca Sanremo con il 56 per cento dei consensi su 800mila voti non sarà solo colpa della cecità del televoto o di chissà cos’altro.
Tanto per dire, sono sessant’anni che a Sanremo si contestano i metodi di votazione eppure le canzoni che meritavano sono state tutte premiate dal pubblico. Eh già, perché alla fine è il pubblico che decide, mica la critica. Prendete Marco Carta. Raramente un cantante ha spaccato in due così tanto gli ascoltatori. C’è chi non lo sopporta e non gliele manda a dire, a cominciare da Grazia Di Michele che già durante Amici ha avuto toni durissimi nei suoi confronti neppure fossimo ad Annozero. Ma ci sono legioni di tifosi che lo braccano minuto per minuto, comprano tutti i suoi cd, hanno mitragliato di sms il Festival fino a intasare i centralini. Roba che neppure ai tempi di Bobby Solo. Nella sette giorni sanremese, è stato il più pedinato dalle folle e chissà come reagirà questo ragazzo che fino a pochi mesi fa faceva il parrucchiere a Cagliari e racimolava soldini per casting e provini in giro per l’Italia. Questione di x factor? Ma l’x factor c’è sempre stato, ce lo aveva Elvis, ce lo avevano i Beatles e via dicendo. Oggi l’x factor si è solo ingigantito, ha bisogno di più elementi e il mondo della musica – come sempre gli accade – è stato il più lesto ad accorgersene. Perciò se persino Pippo Baudo, ieri durante Domenica In ha sostanzialmente appoggiato il televoto, qualcosa vorrà pur dire. È la realtà. E inventarsi complotti fa comodo solo ai dietrologi. E così vale per Arisa, la bambolina surreale che ha vinto le Proposte del Festival. Massimo Gramellini sulla Stampa di ieri ha fondato l’Arisa Fans Club perché lei rappresenta «una certa idea di Italia di cui avvertivamo la nostalgia». Arriva da SanremoLab, che è un laboratorio destinato al Festival capace di tenere a mente le nuove regole.

Ma se fosse passata dall’X Factor condotto da Facchinetti su Raidue, probabilmente avrebbe vinto anche là, senza che nessuno potesse scandalizzarsi. Perché? Perché il nuovo modo di individuare le popstar è in realtà sempre lo stesso: lasciar liberi i talenti e imparare ad ascoltare la voce della gente. Tutto qui, facile no?

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