Armando Testa, designer di idee

Armando Testa, torinese classe 1917, scomparso nel ’92, è tuttora vivo grazie al suo lavoro, a loghi e idee che hanno fatto la storia della pubblicità, le sfere di Punt e Mes realizzate come bassorilievo per reclamizzare un aperitivo un po’ amaro ma non troppo, i personaggi conici di Carmencita e Caballero che segnarono l’inizio di un cinquantennale connubio con la Lavazza per via del caffè Paulista e che diventano sculture accanto a diversi altri oggetti inediti, fino a giungere alle croci del 1990, vera reinvenzione del simbolo religioso. Quindi le campagne per il digestivo Antonetto e la birra Peroni, i televisori Philco e i cappelli Borsalino, l'abbigliamento Facis e l'olio Sasso fino alle gomme Pirelli e la carne in scatola Simmenthal.
E ora, in occasione del Salone del Mobile, ecco il Pac-Padiglione d’Arte Contemporanea accogliere la mostra «Armando Testa – Il design delle idee», prodotta dal Comune di Milano, Acacia (Associazione Amici Arte Contemporanea), TestaperTesta e Change Performing Arts, l’esposizione riporta alla ribalta il lavoro di una figura poliedrica di artista, con un’attenzione particolare a un aspetto meno noto della vita di Testa: l’attività di designer. Questo 26 anni dopo la personale, lui vivo, dell’84.
La retrospettiva del PAC, curata da Gemma De Angelis Testa e da Giorgio Verzotti, non vuole essere una mera celebrazione dell’estro del grande pubblicitario, autore di personaggi e situazioni da tempo entrate nell’immaginario collettivo di gran parte degli italiani. Intende, piuttosto, lasciar emergere le sue realizzazioni come progettista di oggetti, connotati dall’ironia e dalla fantasia che caratterizzano ugualmente la sua attività nell’ambito pubblicitario. Il piemontese è stato infatti anche pittore, scultore e designer, come dimostrano gli elementi di arredo presenti a Milano, e molte sue idee grafiche dovevano arrivare a uno sviluppo plastico.
Al PAC disegni inediti a pastello o di acquerelli e la proiezione del cortometraggio che Pappi Corsicato gli da poco dedicato dal titolo «Povero ma moderno», premiato alla Mostra di Venezia 2009.

Il documentario diretto da Corsicato vale come documentazione creativa dell’opera di Testa, ci introduce alla sua ironia, alla sua fantasia, al suo anticonformismo. Il catalogo, pubblicato da Silvana Ed., contiene i testi dei due curatori e i preziosi contributi di Germano Celant e del semiologo Ugo Volli.

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