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Armani Privé e Dior «L’alta moda è sogno»

Parigi «L’alta moda è veramente l’ultimo sogno» dice Armani poco prima di far sfilare sulla passerella del Palais de Chaillot un’emozionante collezione Privé per l’estate 2009, forse la più bella da quando tre anni fa il maestro indiscusso del prêt-à-porter ha deciso di cimentarsi con quest’elegante assurdità che i francesi chiamano couture. «È il paese dei sogni e in questo momento bisogna emozionare le donne, farle di nuovo sognare» gli fa eco John Galliano che per la sfilata Dior di ieri pomeriggio ha scelto una colonna sonora con alcuni brani cantati da Carla Bruni: dalla versione francese de Il ragazzo della via Gluck a Quelqu'un m'a dit, ultima fatica canora della première dame di Francia.
Proprio su questo dettaglio casca come si suol dire l’asino perché nemmeno l’ex top model che ha sposato Sarkozy potrebbe tranquillamente sfoggiare nella vita reale un tailleur con gigantesca gonna a ruota ispirata dal New Look di Dior nell’inconfondibile azzurro dei dipinti di Vermeer, mentre tutte le 61 uscite del Privé avevano qualcosa di portabile e concreto ferma restando la sognante visione della donna fuggita da Shanghai per approdare nella scintillante Parigi degli anni Venti.
Non a caso Armani rivela che gli accessori tra cui una spettacolare scarpa con il tacco a forma di pipa d’oppio rovesciata oppure le stupefacenti borsine di coccodrillo decorate dai fregi delle porte della Città imperiale, verranno vendute anche in boutique a chi si può permettere di spendere cifre da capogiro: minimo 4.000 euro per un sandalo, fino a 17mila per le più preziose pochette da sera. «L’alta moda sembra un insulto alla miseria ma non è così - incalza lo stilista-imprenditore - prima di tutto fa lavorare un sacco di gente, poi in un triennio di Privé ho avuto un ritorno d’immagine come se avessi fatto 35 anni di prêt-à-porter». Dunque ben vengano gli abiti da sera che costano da 60 a 120mila euro l’uno perché ci vogliono almeno 400 ore di lavoro per ricamare con innumerevoli canottiglie rosse un modello dalle maniche a pagoda (leitmotiv della collezione) oppure per tagliare a strisce sottilissime e poi cucire a forma di ninfea chilometri crinolina color carne.
Le celeberrime giacche di Armani diventano quindi pezzi unici belli dentro come fuori, in seta laccata fino a sembrare vernice, pitone lacerato e stampe riprese dai paraventi Coromandel. Mentre l’abito da sera fatto con le lunghe frange delle famose lanterne rosse nel suo piccolo era un capolavoro. Galliano si è invece ispirato alla ricchezza cromatica e formale della pittura fiamminga per riproporre ancora una volta i codici della maison a cominciare dalla giacca Bar tagliata 60 anni fa da un giovane apprendista di Monsieur Dior chiamato Pierre Cardin. Inevitabili quindi le gigantesche sottane lanciate alla fine della seconda guerra mondiale dal grande couturier, anche se i più convincenti tailleur da giorno avevano le gonne fatte come grembiuli da pittore con innumerevoli tasche porta pennelli. A fare il punto della situazione sull’alta moda ai tempi del low cost è stato lo stesso Galliano sul Journal du Dimanche: «La crisi tocca il credito, non la creatività, dobbiamo dare il massimo».

È esattamente questo che riesce a fare Bruno Frisoni con gli 11 modelli di accessori couture creati per Roger Vivier tra cui le scarpe «one is too» con il tacco a spillo che s'infila in un plateau dove viene fermato da un lungo nastro in seta finito dal gioiello fatto come il nido di una gazza ladra.

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