«Una misura inutile, detta in un momento in cui c'è tanta emotività e che ha il profumo della propaganda». Non usa mezze parole Ritanna Armeni, conduttrice di «Otto e mezzo» su La7 prima con Giuliano Ferrara e ora con Lanfranco Pace, per bocciare la proposta di Francesco Rutelli di «sperimentare a Roma i braccialetti per la segnalazione di un pericolo che possono trasmettere con un impulso la richiesta di aiuto». L'ex portavoce di Fausto Bertinotti, protagonista del movimento femminista (ha raccontato il suo percorso nel libro «La colpa delle donne»), non ne fa una questione di dignità femminile, ma di efficacia.
Perché tanta contrarietà?
«Visto che la maggior parte degli stupri avviene in famiglia, il braccialetto antiviolenza mi sembra del tutto inutile».
Ma stupri e violenze non sono in continuo aumento?
«È documentato statisticamente, non è una mia invenzione: i casi di violenze a cui in questi giorni abbiamo tristemente assistito non sono la maggioranza. E dubito che questi allarmi elettronici siano veramente utilizzabili tra le mura domestiche, quando una donna viene picchiata dal partner o dal marito. Di conseguenza, la proposta lanciata da Rutelli va incontro a un'opinione pubblica giustamente allarmata e porta con sé un gusto propagandistico. Mi sembra un rispondere tanto per rispondere».
Alemanno ha parlato di umiliazione per le donne e di resa delle istituzioni. Lei no.
«Ripeto: lo giudico semplicemente un provvedimento inefficace».
Lei non si lamenta nemmeno del fatto che il braccialetto, in origine riservato ai delinquenti, debba ora essere portato da chi si deve difendere.
«Immagino che possa metterselo chi vuole, che sia lasciata almeno questa libertà... Spero insomma che Rutelli si guardi bene dall'imporre un obbligo. Credo invece siano più efficaci altri strumenti, come un maggior numero di lampioni nelle strade o trasporti pubblici più sicuri.
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