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Le armi, il video, la rete Tutti i misteri di «Yusuf il francese»

«Yusuf il francese», cavaliere dell’Islam. Così viene chiamato Mohammed Merah in una rivendicazione dei suoi attentati comparsa ieri sui siti jihadisti e firmata «Falange Tareq Bin Zayad - Brigata Jund al-Khilafa». Per gli esperti di intelligence, il messaggio è poco credibile, forse solo una «rivendicazione di opportunità», un modo per mettere il cappello su una vicenda clamorosa e mettersi in luce. Tuttavia sui legami di Merah con l’estremismo islamico o su eventuali complicità anche in Francia c’è ancora tanto da chiarire.
A partire dalla sua dotazione di armi: un arsenale tutt’altro che trascurabile, contro il quale le teste di cuoio francesi del Raid hanno usato armi altrettanto «pesanti». Nelle azioni criminali e nel blitz, secondo informazioni filtrate sui media francesi e non solo, sarebbe stato usato materiale di tipo bellico, armi ed equipaggiamento in uso a militari o ai corpi armati dello stato, di cui non è permessa la vendita ai civili. Armi che del resto, dati i suoi precedenti penali, Merah non avrebbe comunque potuto acquisire legalmente. Si ritiene, quindi, che le armi del terrorista ucciso siano state comprate (da lui o da chi gliele ha fornite) attraverso un mercato clandestino fiorente tra i criminali di tutto il mondo e, in buona parte, di provenienza balcanica (i Paesi dell’ex Jugoslavia) o da quello che fu il blocco sovietico.
Prima dell’azione finale in cui è morto, il pluriomicida aveva usato due pistole: una calibro 9 e una .45, quest’ultima assai più potente alla corta distanza, dato che spara un proiettile calibro 11,43 millimetri, uno dei più pesanti in circolazione. Il numero, .45 preceduto dal punto, indica la larghezza dell’ogiva che esce dalla canna, espressa in centesimi di pollice. Il terrorista, inoltre, risulta essere stato in possesso di armi automatiche, tra le quali un fucile d’assalto Kalashnikov, di fabbricazione sovietica ma tuttora in uso in tutto il Terzo mondo, l’arma probabilmente più famosa della storia, la cui cartuccia ha un calibro di 7,62 millimetri e una lunghezza del bossolo di 39 mm.
L’altra arma automatica che sarebbe stata in possesso di Merah è una mitraglietta Uzi, di fabbricazione israeliana, pure immortalata in migliaia di film di guerra o d’azione, che esiste in varie versioni e in vari calibri, anche se il più diffuso è il 9 mm. Parabellum, ossia con un bossolo lungo 19 millimetri. Il terrorista, inoltre, possedeva esplosivo (quello trovato nell’auto del fratello e forse anche altro) e aveva una collezione di armi bianche, sciabole e «spade dell’Islam», esposti come una sinistra panoplia su un muro della sua abitazione.


Completava il suo equipaggiamento un giubbetto antiproiettile, probabilmente anche quello di tipo militare e quindi ad alta protezione. Per questo, probabilmente, le «teste di cuoio» francesi sono state costrette a sparare alla testa e non al «bersaglio grosso», come avrebbero voluto fare per catturarlo vivo.

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