Arrestati dopo il mancato suicidio, ma il pm li scarcera: servono cure, non il carcere

Il sostituto procuratore Carlo Nocerino fa liberare i due giovani che cercarono di farsi saltare in aria col Gpl e che erano stati accusati di strage

Era sembrata la fine surreale di una vicenda drammatica: quella di Endrit Aliaj e Adele Consonni, i due fidanzati che qualche giorno fa avevano deciso di suicidarsi riempiendo di gas il loro appartamento. E che, dopo avere fallito nell'intento, erano stati accusati di strage, per avere messo in pericolo di vita tutti gli abitanti del palazzo. Ricoverati in ospedale, i due si erano visti arrestare con una accusa potenzialmente da ergastolo.
La decisione della polizia di procedere all'arresto era figlia, probabilmente, di altri episodi tragici avvenuti in passato: quando interi stabili erano stati demoliti in seguito all'esplosione di appartamenti saturati di gas per iniziativa di un'aspirante suicida. Anche una delle ipotesi sul disastro di via Lomellina, dove nel settembre 2006 un palazzo venne devastato da uno schianto che uccise tre inquilini e un passante, è stata che l'esplosione fosse stata causata dal tentativo di suicidio di una delle vittime.
Ma l'esistenza di questi tristi precedenti non giustifica, secondo la Procura, che si possa accusare di strage chiunque scelga di morire con il gas di città.

«Nei fatti - scrive il pm Nocerino - è al massimo ipotizzabile in astratto il reato di disastro colposo, per il quale è possibile l'arresto facoltativo in presenza di fatti oggettivamente gravi; nel caso di speice, non si ritiene di chiedere la misura cautelare del carcere, trattandosi di soggetti all'incontro bisognosi di assistenza sanitaria e psicologica (e non certo di rimanere in una struttura carceraria).

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