da Milano
Parli di graffiti e ti corregge: «Io faccio arte». Parli di pene per chi imbratta i muri e ti risponde che lui ha studiato storia dellarte e conosce bene il valore di un palazzo del Settecento. Non scappa da vigili e poliziotti, lui ci parla e spiega loro il perché delle sue azioni. È Daniele Nicolosi, sulla strada Bros, 27 anni, studente - un po maturo - di Disegno industriale al Politecnico, ha già esposto al Padiglione di Arte contemporanea e palazzo Reale, la più prestigiosa sede espositiva della città; i suoi lavori sono stati pubblicati da Skira, uno dei più importanti editori di arte.
Che cosa ne pensa del disegno di legge?
«Le pene mi sembrano eccessive non tanto a livello pecuniario, quanto sul fatto che il graffitismo sia considerato un reato perché allora dobbiamo mettere sullo stesso piano chi scrive Pina ti amo, chi scrive Padania su un ponte - io li ho trovati persino ad Ibiza -, e chi fa la sua firma su un muro. La sostanza è che si tratta di appropriazione di uno spazio pubblico. Allora cosa facciamo? Diamo multe di 30mila euro o prescriviamo gli arresti domiciliari anche agli attacchini abusivi durante le campagne elettorali? Certo sarà anche più costoso cancellare delle scritte fatte con lo spray che non rimuovere dei manifesti abusivi, ma il danno alla società è uguale. Per non parlare di pubblicità: Milano è tappezzata di adesivi e piccole pubblicità abusive, allinsegna della guerrilla marketing. Ma i pannelli pubblicitari allo stesso modo disturbano la mia vista e rovinano indebitamente il panorama urbano. Allora arrestiamo anche i pubblicitari?».
Come giudica chi imbratta palazzi storici?
«Questo disegno di legge è iniquo anche perché colpisce i ragazzini, che sono facilmente perseguibili e gli ignoranti, che magari non si rendono conto del valore che può avere un palazzo storico. Lignoranza esiste e la legge deve essere uguale tutti. Detto ciò io sono il primo a biasimare gesti del genere».
Sta dicendo che le pene sono troppo severe?
«Sì, le multe così salate non servono a nulla. Bisogna far capire ai ragazzi che il loro gesto è sbagliato. È la stessa cosa di quanto un genitore dice No, perché no, senza spiegare il motivo del rifiuto: non serve a niente, se non a far venire voglia ancora di più al figlio di fare la cosa che gli è stata vietata».
Le è mai capitato di venire pizzicato?
«Sì, quando mi fermano - ormai dipingo raramente - io spiego ai vigili le mie ragioni e il senso della mia azione, che è unespressione artistica. Lultima volta avevo fatto un disegno sul muro di Secondamano. Lo sa cosa è successo? Che lamministratore delegato Emile Blomme, mi ha chiesto di fargliene un altro».