Pronto e lanciato. Ecco .eu, il dominio internet europeo. Lha presentato ieri Viviane Reding, commissaria all'Informazione, Società e Media: «Mentre stavo parlando, in questa mezz'ora altri 90mila hanno chiesto di registrarsi». E a fine pomeriggio si era a 879mila richieste. Un successo, una «corsa all'oro» - come la definisce trionfante la commissaria - per registrarsi in questo dominio di primo livello, disponibile a un prezzo assolutamente modico (attorno ai 15 euro) per tutti i residenti in uno dei Paesi dell'Unione. E che, nelle intenzioni dei creatori, dovrebbe fare concorrenza al dominatore incontrastato del settore, il .com.
Dopo il cosiddetto periodo «sunrise» (gli ultimi quattro mesi), durante il quale il dominio con il suffisso .eu è stato proposto ad istituzioni, marchi commerciali, società e nomi artistici (si sono registrati in 300mila), l'iniziativa che apre le porte di Internet anche alla «targa europea» (accanto a .com, .org, .net e .int) è scattata alle 11 di ieri mattina. In 300mila hanno chiesto di registrarsi nella prima ora nei 25 Paesi dell'Unione, altri 90mila si sono aggiunti subito dopo. «È la dimostrazione che si tratta di un momento importante per l'Europa un mercato potenziale di 450 milioni di utenti. Questa risposta massiccia conferma la determinazione, la convinzione del vantaggio non soltanto di avere un'identità europea ma anche di tante facilitazioni concrete per il commercio elettronico. Per questo crediamo che .eu diventerà una grande alternativa a .com. Chi risiede nell'Unione può registrarsi a prescindere dalla cittadinanza».
Eppure, al di là degli accenti trionfalistici per questo esordio del suffisso europeo, non tutto procede ai ritmi predicati dalla strategia di Lisbona che vorrebbe rendere l'Unione un'economia basata sulla conoscenza e lo sviluppo.
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